MESTRE - Una sorta di «disobbedienza » sull’ora di religione. E’ quella
che annunciano le famiglie dei bambini che frequentano l’ora di
religione, se non saranno trovati insegnanti per attività alternative a
disposizione dei bambini che quell’ora non vogliono frequentarla. I
genitori cattolici si schierano dalla parte dei laici e minacciano di
non iscrivere più i loro figli all'ora di religione se non ci sarà un
progetto educativo anche per i loro compagni. La protesta inusuale
parte dal circolo didattico Tintoretto di Mestre ma sarà lanciata come
proposta a tutti i circoli della terraferma e del centro storico il
prossimo 12 marzo (ma la data è ancora ballerina) quando terranno i
figli a casa da scuola per protesta contro il fatto che i compagni di
classe finiranno l’anno scolastico senza un insegnante alternativo.
Alla elementari la media dei bimbi che un’ora a settimana non sanno che
fare è del 20 per cento, alle superiori si arriva anche al 60 per
cento. Dovrebbero esserci per tutti attività alternativa ma per la
mancanza di fondi i bambini vengono distribuiti nell classi a lezione
o, per i più grandi, mandati a casa o fuori scuola.
«Le adesioni sono state molte, immediate e decise — spiega Michele
Testolina, presidente del Consiglio di circolo della direzione
didattica Japoco Tintoretto e uno degli ideatori della protesta —
abbiamo presentato la proposta durante l'ultima riunione e abbiamo
ricevuto l'appoggio dalle famiglie cattoliche. La richiesta verrà
estesa il più possibile però anche agli altri Consigli di circolo,
vorremmo che ci fossero adesioni in tutta la provincia e anche in tutta
la regione. La risposta dei genitori è stata chiara: i diritti degli
studenti devono valere per tutti». E mentre la protesta sembra
allargarsi a macchia d'olio è nato anche in provincia di Venezia il
«Comitato genitori per l'ora di Alternativa », che ha creato in questi
giorni un osservatorio permanente sul problema per perm e t t e r e t r
a m i t e m a i l (oradialternativa@gmail.it) a genitori e alunni di
tutta la provincia di raccontare la situazione delle varie scuole del
territorio. «Vogliamo dare voce a tutte le f a m i g l i e " spiega
Antonio Favaretto, del Comitato veneziano, «in questo modo tutte le
scuole della provincia saranno monitorate e le richieste dei genitori
potranno arrivare compatte alle istituzioni».
Il contenzioso del Comitato con le istituzioni è un problema aperto da
tempo, ma il malumore, in particolare nei confronti dell'Ufficio
scolastico regionale è cosa recente. Lo scorso 23 febbraio, infatti, il
Coordinamento veneto dei Comitati «Buona scuola», nati l'anno scorso,
ha inviato all'Ufficio una lettera in cui chiedeva di fare chiarezza su
alcuni punti del bilancio: «E’ con profondo stupore che abbiamo
scoperto, all'interno del bilancio ministeriale l'esistenza di un fondo
per le spese per l'insegnamento della religione cattolica e delle
attività alternative che ammonta quest'anno, soltanto per il veneto a
più di 53 milioni di euro». Di questi circa 2 milioni di euro sono
destinati all'istruzione prescolastica, 26 milioni per le elementari, 8
milioni per le medie e 17 milioni per le superiori. «Dove sono finiti i
soldi? —chiede il Comitato—finora ci è stato detto che non si potevano
nominare docenti per le attività alternative per mancanza di fondi, ma
questa risposta non ci convince più». Intanto i dirigenti si arrangiano
come possono da settembre. «Alcuni — commenta Fabio Brusò del Comitato
veneziano — attingono dalle casse d'Istituto, altri dai contributi
volontari dei genitori ma questo non è possibile, l'ora di attività
alternativa è un diritto degli studenti e come tale deve essere
tutelato ».
Alice D'Este Corriere Veneto