Romano Prodi, dopo aver escluso l'azzeramento della riforma preferendo
interventi correttivi, i famosi interventi con il cacciavite, ha tessuto gli
elegi degli istituti tecnici che sarebbero stati penalizzati dalla riforma
Moratti e trasformati in licei. Forse non sa che prima di Moratti lo stesso
Berlinguer aveva previsto la trasformazione di tutta l'istruzione tecnica in
liceale con la legge n. 30 poi abrogata. Ha attribuito alla riforma Moratti
l'attuale crisi dell'istruzione tecnica con conseguente fuga di iscrizioni e
chiusura di istituti.
Silvio Berlusconi a sua volta ha difeso la riforma Moratti , parlando bene dei
licei tecnologici e lasciando cadere l'accusa di Prodi, secondo cui la fuga in
atto sarebbe dovuta proprio alla legge di riforma.
Nessuno dei due è stato in grado di disegnare scenari completi sulla concezione
della scuola e dell'università e sui problemi più scottanti che affliggono
questo mondo: professionalità docente, precariato, valutazione, autonomia
scolastica, decentramento e devolution.
Stupisce che entrambi non abbiano evidenziato che la crisi degli istituti
tecnici non è congiunturale, ma ha radici più profonde, di natura strutturale,
le cui cause sono diverse, complesse e consolidate.
La rivista Tuttoscuola ha già evidenziato che : " La crisi è in atto da
almeno dieci anni ed è costante in tutto il territorio nazionale; una crisi
iniziata prima della legge di riforma costituzionale del nuovo Titolo V (che
attribuisce la competenza dell'istruzione e formazione professionale alle
Regioni) e che precede le riforme Berlinguer e Moratti.Nel 1995/96 si iscriveva
al 1° anno degli istituti tecnici mediamente il 40,3% degli studenti; tre anni
dopo gli iscritti erano scesi sotto il 39%; nel 2000-01 erano al 37,5%.Un
decremento di iscritti continuato inesorabilmente negli anni successivi per
arrivare nel 2005/06 al 33,6%. E i primi dati ufficiosi per le iscrizioni al
prossimo anno scolastico confermano l'ulteriore calo di iscritti agli istituti
tecnici."
Chi sarà il prossimo ministro dell'istruzione? Che la sorte ci sia benigna.