La
scuola si ferma il prossimo 16 aprile. Il contratto è scaduto da 15 mesi e il
potere d'acquisto delle retribuzioni di insegnanti e Ata (amministrativi tecnici
e ausiliari) in un anno e mezzo secondo i sindacati di categoria è calato a
livelli non più tollerabili. Dopo gli avvertimenti lanciati nei giorni scorsi al
governo dalle parti sociali stamattina a viale Trastevere si è svolto il
tentativo di concializione che è fallito. Così Flc Cgil, Cisl e Uil scuola hanno
proclamato una giornata di mobilitazione per tutto il personale della scuola.
Le richieste. Le rivendicazioni dei rappresentanti di categoria
non si limitano al rinnovo del contratto, che comunque rappresenta un tassello
importante visto che gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutti gli
altri dipendenti pubblici. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al governo 'un
confronto sul Memorandum sulla scuola per rilanciare il ruolo centrale della
scuola pubblica per lo sviluppo e la coesione del Paese', 'l'apertura del tavolo
contrattuale' e 'risorse certe finalizzate alla valorizzazione del personale
docente e Ata'. Ma su questi temi l'esecutivo ha fatto orecchio da mercante.
I commenti. Secondo Massimo Di Menna, segretario
generale della Uil scuola 'gli insegnanti e tutto il personale che lavora a
scuola hanno buone ragioni per protestare e per avere la solidarietà e
l'appoggio dei cittadini alle loro rivendicazioni'. "Deve essere riconosciuto e
valorizzato l'impegno e il lavoro di chi ogni giorno garantisce una scuola
pubblica di qualità perché i lavoratori della scuola svolgono la loro attività
tra tante difficoltà e poche risorse finanziarie", spiega Di Menna che aggiunge:
"Con un contratto scaduto nel 2005, dopo 15 mesi di ritardo, non c'è più tempo
da perdere. In Italia - ricorda Di Menna - si spende poco per l'Istruzione, 4,8%
in rapporto al Pil, mentre la media Ocse è del 6,1%. A ciò si aggiunge come
riportato dall'Istat, che l'incidenza della spesa per l'istruzione sulla spesa
pubblica totale si è ridotta, in sedici anni dal 10,3% del 1990 al 9,7% del
2005. L'istruzione, il sapere, la scuola vanno considerati come settori di
investimento". Ma non è tutto. "Le scuole vivono una situazione dura e difficile
in ordine ad una serie di problemi che la mobilitazione vuole portare alla luce
per farne oggetto di denuncia e di rivendicazione", incalza Enrico Panini,
leader della Flc Cgil: 'il taglio drammatico agli organici del personale,
destinato a peggiorare la qualità dell'offerta formativa e le condizioni di
ordinario esercizio della professionalità docente e ata; la mancanza di ingenti
risorse che consentano da un lato il ripianamento dei debiti contratti dalle
scuole per il pagamento delle supplenze e dall'altro lo stesso conferimento
delle supplenze e lo steso normale funzionamento delle scuole (fondi per la
TARSU e l'autonomia) e l'inaccettabile sordità sulle immissioni in ruolo dei
precari e in modo particolare del personale Ata'.
SALVO INTRAVAIA (da www.repubblica.it)