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Integrazione sociale: Giornata del migrante e del rifugiato. L’accoglienza: antidoto alle frontiere del cuore

Redazione
L'assemblea generale dell'Onu, con una risoluzione adottata all'unanimità, ha deciso di dedicare una giornata mondiale ai rifugiati, per riaffermare i valori sui quali sono basati gli accordi internazionali in materia di protezione dei rifugiati. La giornata, riconosciuta a livello universale, costituisce un sostegno agli sforzi che l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), con sede a Ginevra, le Ong e le altre organizzazioni impegnate nel settore compiono congiuntamente per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle sofferenze dei rifugiati. Sono trascorsi 13 anni dal 20 giugno 2001, quando si celebrò la prima Giornata mondiale del Rifugiato nella ricorrenza del 50° anniversario della Convenzione che contiene i principi fondamentali sulla protezione dei rifugiati e i diritti dei popoli costretti a esodi forzati di massa. I rifugiati sono i grandi sopravvissuti dei nostri tempi e meritano il nostro incoraggiamento, sostegno e rispetto.

Oggi la soglia dell'accoglienza si sta restringendo. Le nazioni che una volta aprivano le porte ai rifugiati, ora la chiudono, eppure dal punto di vista economico e culturale, essi creano più ricchezza di quanta ne consumino. Molti rifugiati sono persone di notevole creatività, che portano con sé una grande reputazione o la conquistano nei Paesi di adozione, come dimostrano gli esuli illustri: Albert Einstein, Victor Hugo, Giuseppe Garibaldi, Enrico Fermio il Dalai Lama.
Nella Giornata mondiale del Rifugiato, che quest'anno ha come tema, scelto quest'anno dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati: "Una Storia dietro Ogni Numero", si rinnova l'invito a non dimenticare mai che dietro ogni numero c'è la storia di un essere umano che merita di essere ascoltata.
Le testimonianze dei numerosi profughi che arrivano nella nostra terra di Sicilia, come un'antologia di vita vissuta, raccontano sofferenze e sacrifici che raggiungono i livelli dell'eroismo.
L'Unicef chiede ai governi di garantire ai bambini rifugiati le stesse cure, servizi, dignità e protezione di tutti gli altri bambini.

I bambini che fuggono da guerre e violenza hanno gli stessi diritti di tutti gli altri alla protezione e al sostegno. "Questi bambini - spiega una nota - senza avere alcuna colpa, hanno già dovuto vivere traumi che superano il limite di sopportazione umana; quando cercano un rifugio sicuro, devono riceverlo". E prosegue: "Mentre in Siria e negli altri paesi della regione le violenze si acuiscono, un numero senza precedenti di bambini in fuga cerca rifugio in Europa; questo li espone a grandissimi rischi, sia per i pericoli che affrontano durante la traversata del Mediterraneo sia per l'incertezza che li attende nei paesi che li ospitano".
Il numero dei rifugiati nel mondo ha superato i 50 milioni ed profughi che sbarcano sulle coste della Sicilia e sempre più crescente ed oggi ha raggiunto delle cifre così alte che sollecitano un intervento urgente e pressante. Nella provincia di Siracusa sono stati registrati 64 sbarchi e sono approdate oltre 20 mila persone.

La presidente della Camera, on Laura Boldrini, che per tanti anni, da portavoce dell'Alto Commissariato per i rifugiati, si è battuta in difesa dei diritti dei migranti, ha visitato un centro d'accoglienza del di Augusta e di Siracusa, per dire anche "Grazie" ai siciliani per la loro generosità e dare un meritato riconoscimento a tutti i corpi dello Stato, che si adoperano per salvare vite umane in mare.
In altre città d'Italia a Modena, Roma, Lecce, Palermo, Agrigento, Ragusa, Catania e Palermo si sono svolte manifestazioni di sensibilizzazioni al tema sociale di grande attualità.
Papa Francesco che con la sua prima visita a Lampedusa ha acceso i riflettori del mondo sula dramma dei profughi, in Calabria, dove l'emigrazione ha decimato la popolazione e i profughi occupano settori lavorativi nelle campagne, ha lanciato un particolare messaggio di accoglienza e di attenzione verso coloro che soffrono e costituiscono le periferie esistenziali della società.
Le cronache di questi giorni ci parlano dei bambini caricati dai genitori sui tetti dei treni merci, perché almeno i piccoli si sottraggano alla miseria: alcuni sono in così tenera età che portano il nome scritto sui vestiti, non potendo ancora dire come si chiamano. Papa Francesco porta con sé la testimonianza di questo bagaglio di sofferenze, e ricorda a tutti che, in quanto persone e ancor più cristiani, abbiamo il dovere di farcene carico.

Anche il tema che hanno sviluppato i ragazzi durante gli esami di maturità sul "rammendo delle periferie" contribuisce alla formazione di una nuova coscienza civica.
Gli stessi quartieri satelliti, progettati da famosi architetti, con dignitosi palazzi, non hanno fatto altro che creare «deserti umani». Isolati, senza servizi, senza punti di aggregazione. Le periferie vanno reinventate, facendole diventare parti integranti di una società. Un problema del resto non più rinviabile in vista della costituzione delle città metropolitane. Accogliere la sfida dell'utopia e sostenere quei giovani delle periferie che hanno voglia di «rammendare» significa operare una "metànoia" di rinnovamento culturale che insegna a saper guardare oltre e con uno sguardo cosmopolita.

I mille volti dell'emigrazione e della presenza di "rifugiati" in cerca di asilo, di libertà, di dignità e di lavoro percorrono il sentiero della storia dalla schiavitù del popolo ebraico in Egitto, a Babilonia, al lungo cammino nel deserto, e poi alla diaspora con il terribile olocausto. L'emigrazione economica dall'Europa verso gli Stati Uniti, l'America Latina e l'Australia; la migrazione interna verso la frontiera agricola, migrazione dalla campagna verso le città e verso il triangolo industriale, ha segnato l'esperienza dei popoli ed anche della nostra gente.
La cultura dell'accoglienza e della fraternità tra i popoli costituisce l'antidoto all'egoismo e alla chiusura delle frontiere del cuore!

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it








Postato il Mercoledì, 25 giugno 2014 ore 06:00:00 CEST di Giuseppe Adernò
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