MAMMA, HO SBAGLIATO SCUOLA SUPERIORE
C’è un dato preoccupante, recentemente emerso da un’indagine del consorzio “AlmaDiploma” che ha intervistato 27mila neo-diplomati di 245 istituti: i ragazzi si iscrivono sì all’università, ma la metà di loro, dicasi la metà, è pentito della scelta della scuola superiore.
Come mai succede questo? La scuola media non svolge adeguatamente il suo compito di orentamento? Un tempo il “consiglio” dei docenti alla fine della scuola secondaria di primo grado era perentorio: si invitava l’alunno, in base alle sue potenzialità e inclinazioni, ad iscriversi al liceo o a preferire l’istruzione tecnica o professionale. Oggi gli insegnanti sono più cauti, utilizzano un linguaggio più soft, ci pensano due volte ad impegnarsi in giudizi di merito sull’alunno. Si iscriva dove vuole, alla fin fine son cavoli suoi, tanto nessuno li ascolterà.
Poi c’è, naturalmente, la famiglia. Che, spesso, invece di badare alle reali intenzioni del figlio, pensa a farlo iscrivere dove vuole lei, vuoi per questione di prestigio (e come dico alle mie colleghe che mio figlio va al professionale?!), vuoi per esigenze pratiche (in quella scuola o in quell’indirizzo si esce prima) vuoi per fantasmagoriche pubblicità che allettano l’utenza (in quell’istituto si fanno mille attività alternative, che bello!).
Infine c’è lui, il ragazzo. Che ha 14 anni e naturalmente le idee confuse. Da una parte le spinte della famiglia, dall’altra i compagni delle scuole medie che si iscrivono tutti al liceo: come non seguirli, magari in quella sezione facile facile, dove con poco si va avanti? O motivazioni ancora più futili: lì c’è un edificio nuovo e moderno e d’inverno si sta al calduccio o una bella mensa con pizzette e arancini. Ma sì, perché no?
E così si sbaglia clamorosamente. Mai a nessuno che venga in mente di passare in rassegna, per puro caso, cosa si studia in quella scuola, con quale monte ore, quali materie si vanno ad affrontare per ben 5 anni, ogni mattina. Un particolare ininfluente. Alla fine ci si pente, ma ormai è tardi. Adesso è il momento di sommare errore ad errore, magari con la scelta di uno strampalato corso universitario, dal nome strano, ma attraente. Altro che la solita vecchia Giurisprudenza…
Come mai succede questo? La scuola media non svolge adeguatamente il suo compito di orentamento? Un tempo il “consiglio” dei docenti alla fine della scuola secondaria di primo grado era perentorio: si invitava l’alunno, in base alle sue potenzialità e inclinazioni, ad iscriversi al liceo o a preferire l’istruzione tecnica o professionale. Oggi gli insegnanti sono più cauti, utilizzano un linguaggio più soft, ci pensano due volte ad impegnarsi in giudizi di merito sull’alunno. Si iscriva dove vuole, alla fin fine son cavoli suoi, tanto nessuno li ascolterà.
Poi c’è, naturalmente, la famiglia. Che, spesso, invece di badare alle reali intenzioni del figlio, pensa a farlo iscrivere dove vuole lei, vuoi per questione di prestigio (e come dico alle mie colleghe che mio figlio va al professionale?!), vuoi per esigenze pratiche (in quella scuola o in quell’indirizzo si esce prima) vuoi per fantasmagoriche pubblicità che allettano l’utenza (in quell’istituto si fanno mille attività alternative, che bello!).
Infine c’è lui, il ragazzo. Che ha 14 anni e naturalmente le idee confuse. Da una parte le spinte della famiglia, dall’altra i compagni delle scuole medie che si iscrivono tutti al liceo: come non seguirli, magari in quella sezione facile facile, dove con poco si va avanti? O motivazioni ancora più futili: lì c’è un edificio nuovo e moderno e d’inverno si sta al calduccio o una bella mensa con pizzette e arancini. Ma sì, perché no?
E così si sbaglia clamorosamente. Mai a nessuno che venga in mente di passare in rassegna, per puro caso, cosa si studia in quella scuola, con quale monte ore, quali materie si vanno ad affrontare per ben 5 anni, ogni mattina. Un particolare ininfluente. Alla fine ci si pente, ma ormai è tardi. Adesso è il momento di sommare errore ad errore, magari con la scelta di uno strampalato corso universitario, dal nome strano, ma attraente. Altro che la solita vecchia Giurisprudenza…
Silvana La Porta
da Vivere, inserto de La Sicilia del 17 dicembre 2009