Il commento
Il concorso bis è una vittoria della legalità
GIOVANNI GUZZETTA ( DA LA REPUBBLICA)
Questo 2009 si chiude con una buona notizia. E´ stato nuovamente bandito il concorso per preside, già annullato dalla magistratura amministrativa, che una leggina incostituzionale avrebbe salvato se non ci fosse stata l´informazione di questo giornale e l´intervento del Presidente della Repubblica.
Certo. Quando un concorso pubblico viene annullato, e dopo tre anni dal primo si deve ricominciare quasi tutto daccapo, c´è qualcosa che non va. Uno Stato di diritto non dovrebbe lasciare che l´incertezza si prolunghi per così tanto tempo. Ed è certamente comprensibile, sul piano umano, la rabbia di quanti, in buona fede (perché lo sono tutti, fino a prova contraria), hanno fatto affidamento sul risultato originario. Il ritardo e l´incertezza sono comunque costi elevati per tutti gli interessati alla vicenda. E la società tutta ci perde un po´.
Ma una tale considerazione non può far velo rispetto ad altre, ben più rilevanti.
Innanzitutto, va ricordato che a fronte delle comprensibili aspettative, preoccupazioni e amarezze dei quattrocento (e relative famiglie) che vinsero il vecchio concorso non c´è un esito al buio.
n concorso verrà rifatto e i tantissimi che legittimamente vinsero il primo, vinceranno anche il secondo. Il problema è che, dato il vizio d´origine della precedente procedura, su tutti i vincitori di allora grava il sospetto, che loro per primi dovrebbero aver interesse a fugare. Un sospetto che inficia la relativa credibilità di operatori della formazione e riferimenti educativi.
Nello stesso tempo, un sano spirito di giustizia, non può ignorare le altrettanto meritevoli aspettative, preoccupazioni e amarezze di coloro (e relative famiglie) che avrebbero dovuto legittimamente vincere tre anni fa. E che, a causa di atti che la magistratura amministrativa ha accertato come illegittimi, per tre anni hanno dovuto rinunziare alla posizione, stipendio, riconoscimento e status di cui altri ha goduto, senza titolo legittimo. Contro gli eventi prodottisi, dunque, non vale invocare una giustizia del caso concreto. Perché tutti sono casi concreti.
La certezza di una procedura legittima, in un caso del genere, è un elemento di autorevolezza e credibilità della scuola siciliana e di chi in essa svolge il proprio servizio.
Il dramma privato dei protagonisti di questa vicenda è certo un aspetto importantissimo.
Ma oltre ad esso ce n´è uno che ci riguarda tutti. Che attiene al nostro rapporto con le istituzioni e con la legalità. Ciò su cui si fonda quella "educazione alla cittadinanza", che da quest´anno si è inteso ricominciare ad insegnare nelle scuole.
Perché il fondamento della cittadinanza, la ragion d´essere dell´appartenere ad una comunità politica, sta proprio nella fiducia sull´applicazione certa e eguale della legge. Quella fiducia che tanto scarseggia in Italia.
La fiducia che l´agire pubblico, per esempio, nel caso di un concorso, sia improntato agli interessi generali per i quali il concorso viene bandito e non agli interessi particolari di chi lo bandisce o di chi ne giudica l´esito. La fiducia che valga la pena lottare per i propri diritti, perché, alla fine, ci sarà qualcuno che si farà carico di darci una risposta e quella risposta, quale che essa sia, non potrà essere travolta da nessun arbitrio successivo che ne stravolga gli esiti perché così piace a qualcuno.
Per questo ha fatto bene questo giornale ad accendere i riflettori sulla vicenda del concorso per dirigenti scolastici e bene ha fatto il Presidente della Repubblica a richiedere al Governo di riparare allo sfregio (bipartisan) che il Parlamento aveva operato, calpestando il principio della separazione dei poteri e travolgendo quanto deciso irrevocabilmente da un´autorità giudiziaria.
Per questo oggi dobbiamo celebrare un successo della Costituzione e delle sue norme. Oggi, si afferma, una volta tanto, la normale pratica della legalità. Il principio secondo cui l´abuso non può essere giustificato, nemmeno quando lo commette il Parlamento.
Alcuni interessati al giudizio, che ha condotto all´annullamento del concorso, ritengono che quel procedimento abbia leso i loro interessi e hanno promosso ricorso alla Corte europea dei diritti dell´Uomo. Benissimo. Questo è un loro diritto. Ed è un altro omaggio alla legalità. Fa parte della fisiologia della vita di un ordinamento. Di questo abbiamo bisogno. Di atti di normalità. Perché in questo paese la normalità è la vera rivoluzione.
Viceversa non sarebbe stato fisiologico, ma un´abnorme violazione dei principi di civiltà giuridica oltre che degli interessi di tanti, capovolgere artatamente e gratuitamente una decisione definitiva sulla base di colpo di mano parlamentare.
Comprendo che per alcuni sarà difficile accettarlo, ma nessuno ha interesse ad un paese che divenga (ancor di più) un far west in cui viene meno qualsiasi certezza e ciascuno è spinto a cercasi un protettore sempre più in alto. In cui le eccezioni superano di gran lunga la regole, producendo una risultante di ingiustizia, rancore reciproco e insicurezza.
Per questo – senza enfasi, ma con serena soddisfazione - possiamo dire che oggi si è compiuto un piccolo passo sulla via della normalità, della legalità e della libertà di ciascuno.