Le vittime dei
congelatori.
Lettera di un congelato a Libero
Tassella
Carissimo Libero, sono un docente precario che vive e "lavora" in
sicilia. Lavora... meglio dire lavorava, perchè per 12 anni ho
insegnato tra incarichi e supplenze nella speranza di un futuro
migliore. Ho intrapreso questa carriera perchè era il mio sogno e non
di certo perchè volevo diventare milionario. Oggi non lavoro, ho un
mutuo, sebbene piccolo, sulla mia casetta e sopravvivo con quello che
ho nel conto corrente. Coltivavo un progetto, quello di cambiare
provincia, e non perchè volevo fuggire dal sud, ma solo perchè stanco
di quella che è la situazione, speravo in maggiori possibilità. Ho 40
anni, tre abilitazioni da concorso, master e corsi vari, non so fare
altro se non insegnare e per quanto dicono, lo faccio bene e con tutto
il cuore. Anche volendo cambiare lavoro, non è facile alla mia età. Ho
provato a farlo ma è stato deludente e umiliante.
Con il presunto congelamento delle graduatorie, mi sono visto negare
una possibilità di vita oltre che di lavoro. Non si vive di lavoro ma
il lavoro è importante per vivere quasi dignitosamente e per darti uno
scopo quando la mattina ti svegli.
Cosa ne sanno di tutto ciò ministri, onorevoli e politici in generale
quando fanno le leggi, quando approvano "rogne" che servono solo a
creare un divario e spaccare il paese tra nord e sud, tra docenti di
ruolo e docenti precari, tra docenti precari del nord e docenti precari
del sud che sono degni solo di stare nelle code, come in gabbie,
intrappolati, sospesi, al servizio delle regioni del Nord che non
vogliono l'assalto dei docenti del Sud, ma ne hanno bisogno perchè in
molte classi di concorso c'è penuria di insegnanti. Cosa faccio? E' già
difficile quest'anno senza lavoro, senza guadagni; non riesco ad
immaginarne un altro, non potrei. Non resta che suicidarmi.
Libero Tassella
redazione@aetnanet.org