Mi pare
che siano almeno di tre ordini le
manifestazioni della crisi dell’autorità:
• Vi è quella che esprime il timore che l’educazione, con la sua
proposta, il
suo orizzonte valoriale, con il suo intervento di guida, costituisca un
condizionamento alla crescita in libertà di ragazzi e giovani. Si hanno
così
famiglie in cui si danno ai più piccoli indicazioni soprattutto di
comportamento, minime, nel desiderio di non influenzarli. È soprattutto
la
visione della vita che viene lasciata in ombra, soprattutto i valori
religiosi.
Si ritrovano in questo ambito tutti quei genitori che scelgono di non
dare ai
loro figli un’educazione religiosa o di non farli battezzare, per
lasciare loro
la libertà di scegliere se farlo o meno quando saranno in grado di
decidere da
soli. Rientrano in questo ambito anche tutte quelle scuole nelle quali
una
certa concezione della laicità porta ad un progetto educativo da cui
sono
estromessi i valori, quelle in cui non si fa il presepe… è la crisi
dell’autorità del pensiero, dietro la quale spesso si nascondono i
problemi
irrisolti di una generazione adulta che non ha saputo fare scelte
culturali,
etiche e religiose significative.
• Vi è un’altra tipologia di posizioni che si riscontrano soprattutto
in
famiglia: è quella dei genitori che sono quasi spiazzati dalla fatica
che
l’esercizio dell’autorità comporta. E allora rinunciano, talvolta con
l’atteggiamento di chi si arrende perché non ce la fa - d’altra parte,
come non
riconoscere che il ritmo di vita della nostra società affatica e svuota
le
persone, lasciando loro scarse energie per dedicarsi agli altri? -
tal’altra
con lo stile più elegante di chi si fa alleato dei propri figli, in una
forma
di giovanilismo complice, che rende alcuni genitori orgogliosi di poter
affermare di essere gli amici dei propri figli.
• E infine vi sono coloro che scambiano l’autorità con un autoritarismo
di
altri tempi, con la forza che impone dei comportamenti, senza chiedersi
che
cosa vi sia dietro a essi o dentro la coscienza di chi li assume. È una
tentazione che ha preso soprattutto la scuola, da quando si è resa
conto degli
effetti devastanti che ha prodotto la crisi della sua autorevolezza, la
debolezza delle sue regole e della sua proposta culturale. Di fronte
alla
fatica o alla rinuncia di mettere in gioco la sua competenza educativa,
la
scuola degli ultimi tempi ha rispolverato “una pedagogia della
disciplina”,
dell’irrigidimento dei comportamenti sanzionatori, che costituisce non
un
rimedio, ma piuttosto il coprire le ragioni vere della debolezza
dell’istituzione scolastica. La stessa cosa accade in alcune famiglie,
dove ci
si impunta su alcune richieste, senza lo sforzo di capire che cosa
effettivamente vivono i ragazzi e che cosa cercano nella loro crescita
sempre
più solitaria. Sono genitori che suppliscono con atteggiamenti di
controllo a
ciò che non sanno dare in termini di proposta, di relazione, di
vicinanza, di
autorevolezza.
L’esito della crisi dell’autorità è la solitudine in cui crescono i
ragazzi e i
giovani: illusi di essere più liberi, in effetti abbandonati a se
stessi
nell’impresa decisiva della loro vita: quella di scegliere chi
diventare, senza
saper bene chi si è.
D’altra parte, l’autorità è stata troppo spesso scambiata per
l’autoritarismo
che semplifica la relazione, imponendo senza dare ragioni e che spesso
mortifica la persona.
Dall’attuale crisi dell’autorità si potrà uscire solo riscoprendo il
significato autentico di questa dimensione fondamentale della relazione
educativa: essa è energia buona che fa crescere, proprio come è
indicato dal
termine stesso: offrendo proposte, persuadendo, dando ragioni,
sostenendo nel
vivere ciò che si propone, dando regole, sorreggendo nella fedeltà ad
esse,
correggendo quando le regole vengono infrante … .
E’ un compito che richiede adulti maturi, capaci di vivere
nell’educazione il
dono di sé, dovere in cui si riassume la vocazione stessa dell’essere
adulti;
un compito che è anche un cammino, lungo il quale l’adulto continua a
crescere,
e diviene autorevole, punto di riferimento, riconosciuto e cercato
perché
capace di indicare ai più giovani la strada della realizzazione di sé.
Paola
Bignardi da www.piuvoce.net