Adesso che sanno
le
materie, la lunghissima notte prima degli esami è cominciata. Nessun
dorma.
Gli over 60 si risparmino i consueti commenti acidi e saccenti: ai miei
tempi
sì la maturità era dura, durissima, si studiava 25 ore al giorno. E gli
under
60 si risparmino i sospiri di vano sollievo: per fortuna la nostra
maturità –
due scritti, appena due orali su quattro possibili – era davvero tenera
e mite.
Maturity is maturity, se ci passate il maccheronic inglisc. È la Prima
Grande
Prova, il collo di bottiglia da cui transitare per pesare il proprio
valore.
Dalla
maturità esci con un numero che ti misura.
Tu sei quel numero, che ti resterà appiccicato addosso per tutta la
vita, da ingrandire
o nascondere nel curriculum.
Quel numero può esaltare l’autostima di un giovane ma anche
mortificarla. A
volte con somma ingiustizia. Che cos’è infatti la maturità? Che cosa
significa
essere 'maturi'? E perché tanti, troppi di noi precipitano nell’incubo
ricorrente di dover rifare la maturità, retrocessi da adulti all’ultimo
anno di
liceo con voragini paurose in greco o in fisica, svegliandosi sudati
con il
pensiero fisso: come potrò farcela? Si accorgeranno che non so niente,
che sono
un bluff... come lo dirò a mia moglie, a mio marito, ai miei figli? Maturo...
Maturo per che cosa? Per bussare al mondo
adulto? E quale mondo adulto, quello del successo fatto di scorciatoie
e
conquista della scena pubblica? Sarebbe bello, davvero bello che
'maturo'
significasse: questo ragazzo, questa ragazza hanno compiuto per cinque
lunghi,
preziosi anni un percorso culturale, educativo e umano unico, come
uniche sono
le loro persone. Chissà perché, l’offerta formativa parla di sviluppo
delle competenze
ma non di valorizzazione di ciò che lo studente veramente è. Le
competenze sono
necessarie. Ma è giusto che il proprio valore coincida con le
competenze più o
meno acquisite, per merito o demerito dello studente, più o meno bravo,
o degli
insegnanti, pure loro più o meno bravi? Il voto cerca di misurare le
competenze.
Ma il valore è
qualcosa di molto più complesso... Fuori, poi, il mondo degli adulti si
divide
tra visibili e invisibili. I primi di autostima, apparentemente, ne
hanno da vendere.
Autostima... spesso è banale spacconeria. Chi si ficca dentro il Grande
Fratello, per dire, di sicuro non si sottostima. I secondi spesso
valgono
molto, moltissimo. Ma non lo sanno o sono 'addestrati' a ignorarlo.
Bersagliati
per anni da frasi del tipo: «Hai fatto bene, ma potevi fare molto
meglio», sono
indotti a convincersi che mai saranno all’altezza delle aspettative del
mondo;
come Achille, per quanto forte correranno, mai raggiungeranno la
tartaruga,
come Zenone insegnava con tutt’altri intenti.
Chi vale poco o niente, ma eccede in autostima, farà di tutto affinché
chi vale
non possieda autostima alcuna. Bulletti televisivi, politici inodori e
insapori, leader attorniati da grigi yesman, professori frustrati che
temono i
loro studenti con le loro attese e le loro domande... Ragazzi, togliete
la
maschera a tutti costoro, alla maturità mostrate quel che siete e non
soltanto
quel che avete ingurgitato a memoria.
E dopo la
notte prima degli esami lunga quattro mesi,
uscite all’alba a testa alta.
Umberto
Folena – AVVENIRE