«Ho paura
del futuro…
iniziare il liceo… Ci sono tante cose ke nn puoi controllare, mi manca
qualcosa
ma non so ke kosa… Voglio che tutto migliori… ma non so da dove
cominciare!».
Sono parole del blog di una ragazza che confida worldwide il suo
segretissimo
tormento, simile in tante lettere che ricevo. La paura è il
denominatore comune
delle vite dei ragazzi quando c’è in gioco il futuro: è il segno che
stanno
entrando nella realtà.
Spesso anche io ho paura, ed è il messaggio che la realtà manda per
dirmi che
la mia libertà è in gioco: la paura è la vertigine della libertà. Ma io
ho 33
anni, diverso è quando la paura attanaglia il cuore di un’adolescente
confusa
sul presente, figuriamoci sul futuro. Per questo i genitori non possono
aver
paura, o almeno non possono aver paura di averne, di fronte alle nuove
scelte
dettate dalla riforma. Come consigliare senza sostituirsi? Come non
lasciare la
decisione in carico solo ai figli?
La scelta non è il giudizio universale: se si sbaglia, si corregge il
tiro.
Educare non è essere infallibili, ma servire le vite a noi affidate,
gradualmente
incoraggiandole ad essere se stesse, senza sconti. I ragazzi vogliono
essere
provocati, messi nel gioco della vita, protetti sì dalla paura, ma non
dalla
libertà: non c’è montagna più alta di quella che non si scala.
Dato che la vita, a raccontarla, consiste nelle scelte che fai nelle
circostanze che ti è dato vivere, questa, che è forse la prima vera di
un
ragazzo, è occasione di crescita personale e familiare. Educare è
provocare la
libertà a scegliere, e si può scegliere solo se si conosce la realtà.
I ragazzi hanno affrontato test attitudinali, hanno alle spalle anni di
studi e
molti adulti che li conoscono. Un bagaglio sufficiente per diventare
consapevoli delle proprie risorse migliori e dei propri limiti, per
costruire
sulle prime e convivere, migliorandosi, con i secondi. In questa linea
possono
muoversi i genitori, non lasciandosi guidare da esperienze personali
ormai
lontane o attese sociali e familiari non sempre adeguate alle qualità
dei
figli. La mamma che vede il figlio con il dito nel naso pensa: sarà un
grande
ricercatore! Per guidare, senza soffocare o ignorare, occorre avere lo
sguardo
al futuro e sapere incoraggiare segnali ancora tenui al presente, che
saranno
ciò che "salva" quella vita, il punto di appoggio per sollevarsi dal
letto al mattino. I genitori faranno bene a scegliere con e per il
figlio: se
può dare 7, che intraprenda un curriculum che richiede 9, e raggiungerà
8. Solo
così quel percorso sarà un viaggio di crescita reale, non un
parcheggio.
Genitori e insegnati dicano ai ragazzi le qualità che vedono in loro:
una
relazione funziona solo se ognuno dà all’altro ciò di cui l’altro ha
bisogno,
costi quel che costi.
La ragazza impaurita ha bisogno dei due pilastri educativi fondamentali
per la
sua età: contenere la paura dell’ignoto e mettersi in movimento con le
sue
risorse reali verso una meta, ardua ma possibile. La vita ci è stata
data, ma
non ci è stata data già fatta, per fortuna. Occorre aiutare e farsi
aiutare,
cercando il percorso più adatto, alleandosi con un gruppo di insegnanti
capaci
anche di educare. Sono i genitori a decidere dell’educazione dei figli,
senza
delegare, ma rendendo i professori partecipi alla missione educativa,
scegliendoli: ti affido mio figlio, aiutami a renderlo se stesso.
L’inizio di un nuovo percorso scolastico è un’imperdibile occasione per
conoscere e aiutare a crescere il proprio figlio/a: cosa guarda, per
cosa si
appassiona? E poi additare la meta al di sopra (non troppo)
delle capacità, con riscontri positivi ad ogni passo di
avvicinamento. I
ragazzi saranno disposti a lanciarsi in mare aperto, forti dello
sguardo di
adulti che garantiscono l’esistenza del porto: la certezza che la loro
irruzione nel mondo è apportatrice di novità, che altrimenti andrebbero
irrimediabilmente perdute. Educare non è controllare, né ignorare, ma
servire
la novità di ciascuno.
Alessandro
D’Avenia
- Avvenire