Sono stanco della
burocrazia a scuola! Non mi va di sprecare il tempo che posso dedicare
agli
studenti e alla mia formazione per compilare moduli, schede, carte
varie.
Proporci questi lavori nasce sicuramente da ottime intenzioni e da
persone che
hanno grande esperienza e conoscenze nel mondo della scuola, ed è
proprio
questo che mi preoccupa di più. Mi chiedo se davvero la scuola possa
migliorare
grazie sondaggi, statistiche, test, ecc. In un tempo di conclamata
emergenza
educativa la scuola può ritenere veramente di fare educazione
attraverso la
raccolta di schede, numeri, dati percentuali, ecc.? Il nostro tempo, le
nostre
risorse, le diverse intelligenze dobbiamo proprio impiegarle a riempire
caselle, spazi vuoti, immersi nella “teoria per la teoria”? Si
considera utile,
per rispondere ai bisogni dei giovani, produrre fogli su fogli,
investire
denaro (immagino) per chi dovrà fare sintesi dei dati e per chi farà la
formazione su questi temi, facendo magari ore ed ore di videoconferenze
o libri
che nessun leggerà mai?
Sono
queste le richieste
che i nostri alunni ci fanno quotidianamente in modo esplicito o
implicito?
Siamo sicuri di non essere lontani dalla concretezza e di pensare alla
scuola
solo come ad un’azienda? Cosa si aspettano i nostri giovani? Quali le
loro
attese? Cosa fare per educare il loro desiderio?
Mi
piacerebbe che il mio
tempo, la creatività e la fantasia, le competenze, le forze potessi
donarle ai
miei studenti (e anche agli ex allievi) sapendo che alle spalle c’è una
riflessione seria e appassionata sui temi educativi, un’azione concreta
e
significativa per rinnovare il modo di fare scuola, perché ritorni il
piacere
dello studio, perché i giovani sappiano di essere voluti bene e non di
essere
valutati e basta! Con ciò non voglio di dire che la valutazione non sia
importante, che rifletterci su non serva, ma per me è l’ultima cosa che
conta
quando sto in aula. Penserete che sono un incompetente, che brucio con
queste
parole immensi studi di immensi studiosi del settore, che non sono un
buon insegnante?
Forse è vero, forse no, so che devo crescere, che ho molto da imparare,
che
scopro ogni giorno cose nuove, che mi fermo, mi confronto, poi riparto
ogni
giorno con i piedi per terra, lo sguardo al cielo, le maniche
rimboccate al
lavoro.
Non
è presunzione la mia,
solo la consapevolezza che stare nella scuola con la passione per lo
studio e
per il bene dei giovani, viverla ogni giorno, è ben diverso dal
proporre o fare
questionari. Non voglio perdere il gusto delle cose vere, non voglio
essere un
burocrate della scuola, non voglio perdermi tra le carte, quando mi
accorgerò
di questo – spero non accada mai – mi
ritirerò, farò altro nella vita.
Ripeto,
non banalizzo il
lavoro di altri, ma voglio sentirmi libero, da docente, da studioso, da
uomo,
di dirvi ciò che penso e in cui credo fermamente: i ragazzi hanno
bisogno di
Professori che testimonino il piacere di stare a scuola, la dolcezza
del
sapere, l’interesse per il bello, con i sacrifici, con lo stare sui
libri, con
le interrogazioni e le valutazioni, con le attività alternative, con
qualche
buona chiacchierata nelle pause, con una serena discussione in chat. I
ragazzi
hanno bisogno di chi risponda alla loro domande di senso e abbia tempo,
voglia,
risorse e formazione per farlo. Noi Docenti, invece, abbiamo bisogno di
riscoprire il senso della comunità educativa per essere significativi,
per
essere modelli credibili. Sono convinto che solo così, solo costruendo
relazioni significative e serene, ci potrà essere una didattica
efficace, una
valutazione migliore, la condivisione dei saperi, la crescita culturale
dei
nostri ragazzi. Marco Pappalardo