L'antefatto. Il leader della Cisl Bonanni, riconquistando un ruolo sindacale cui aveva abdicato durante il regno berlusconiano, comincia a fare la voce grossa accusando la ministra Fornero di essere una maestrina e in ciò commette due errori: uno evidente in quanto rende palese una giudizio di genere (la maestrina e non il maestrino) che nasconde, non troppo velatamente, considerazioni sessiste: le donne isteriche, fragili, nevrotiche, maestrine al più dove il diminutivo-vezzeggiativo sa di scarsa considerazione, di accondiscendente superiorità maschista. Il secondo errore il Bonanni lo condivide con una buona fetta della pubblica opinione e consiste nel sottostimare il lavoro degli insegnanti del primo ciclo, non più maestrine e minestroni, ma seri professionisti che svolgono con orgoglio un lavoro che ha fatto della scuola italiana del primo ciclo l'unica a potere competere, per il livelli di qualità raggiunti, con quelle europee.
Il postfatto. La ministra Fornero dovrebbe ringraziare il Bonanni per il complimento, che tale resta al di là degli intenti denigratori, e invece, piccata, tiene a precisare che non è una maestrina ma una PROFESSORESSA UNIVERSITARIA! E' vero, cara ministra, lei è un professore universitario e di questa categoria conserva tutte le tare genetiche (fatte salve le dovute encomiabili eccezioni): presupponenza, sicumera, scarsa propensione al dialogo ma anche fragilità emotiva. Faccia un po' la maestra, cara ministro, forse ne avremo un vantaggio.
Camillo Bella
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