Società di
Storia Patria, incontro con la poesia, 'alfabeto del mondo'.
Proseguono a Giarre gli incontri culturali, organizzati dalla Società
Giarrese di Storia Patria e Cultura, con un appuntamento importante. Il
12 dicembre, alle 16:30, sarà presentata l'ultima silloge del poeta
Senzio Mazza, "Infime dissonanze" (Edizioni Le Farfalle ,2013),
nell'auditorium del Plesso Verga dell'Istituto Comprensivo "Giuseppe
Macherione"; sarà presente l'autore. Introdurrà il presidente della
Società di Storia Patria, prof. Nicolò Mineo, e seguiranno le relazioni
della prof.ssa Marinella Fiume e del Prof. Rosario Castelli.
Mazza è vero poeta e i suoi versi, come quelli di tutti i veri poeti,
costituiscono" l'alfabeto del mondo", l'interpretazione della vita.
Senzio è un poeta che interpreta la crisi di chi ha creduto in
grandi valori, è stato al fianco degli umili ed ha cercato giustizia
per tutti, ha sempre cantato i colori (gli ultimi raggi/ doravano i
Peloritani /e Mongibello inghiottiva il sole), i sapori, gli odori (tra
i gelsomini d'Arabia), le luci (gli specchi delle anse) della sua terra
così come la fatica dei contadini (portavamo fatiche disumane /sul
desco improvvisato). Nell'oggi, un mondo alla deriva, dove sembra
impossibile fermarsi prima del "clic finale", il poeta vive uno
straniamento, avverte una "coraggiosa solitudine " (Marinella Fiume)
una disillusione dell'essere che può non essere, perchè "La sola
certezza /è che dentro di noi /fermentano tutte le generazioni/ e siamo
gli altri, tutti gli altri, /dal giorno della creazione". Ma se da un
lato la mente del poeta "stenta a trattenere la rassegnazione" ,
dall'altro cerca, come l'arrotino del Vittorini, lame da arrotare, per
risvegliare dignità, denunciare corruzioni, svergognare
ipocrisie, trasformare gli "sballi" in amore per la vita ( cfr.
E.Vittorini, Conversazioni in Sicilia: - Fa piacere arrotare una vera
lama. Voi potete lanciarla ed è dardo, potete impugnarla ed è pugnale.
Ah, se tutti avessero sempre una vera lama!). Per questo motivo il
poeta continua a scrivere "d'amore per le facce del mondo"....e
testardamente riscrive "sui crinali in sosta incurante del vento sulle
mobili dune ".
Senzio Mazza è nato a Linguaglossa, ma ancora giovane si è trasferito a
Firenza per motivi di lavoro. Fin da giovanissimo si è dedicato alla
letteratura senza seguire mode letterarie, ma si è impegnato in
personali ricerche sul post-ermetismo. Negli anni Cinquanta ha
collaborato col prof. Giorgio Piccitto per la formazione del
vocabolario siciliano. Negli anni in cui i dialetti cominciavano a
sparire ha voluto scrivere in dialetto siciliano, pur senza tralasciare
la lingua italiana. E' entrato a far parte del gruppo di poeti che
gravita attorno al "Pianeta Poesia" ed è presente nell'antologia Poesia
del Novecento in Toscana curata da Franco Manescalchi. Per tre anni
consecutivi assieme ad altri poeti è stato presente su invito del
Consolato italiano di Ginevra alla "Settimana della lingua italiana nel
mondo". Collabora con le riviste "Lumìe di Sicilia" diretta da Mario
Gallo e "Arba Sicula" diretta da Gaetano Cipolla della "St.John's
University" di New York.
Ha pubblicato: Crusti di sali (Croste di sale) (1987, poesia in
dialetto siciliano), Scagghi di sciara (Scaglie di sciara) (2001,
poesia in dialetto siciliano), Le rosse stagioni (2003, poesia),
Ballata de li spiriti (Ballata degli spiriti) (2004, poesia in dialetto
siciliano), Genti di Lingua-Rossa (Genti di Linguaglossa) (2004, poesia
in lingua e dialetto siciliano), Anacasta (2006, poesia), L'ultima Via
Crucis di S. Incorpora (2009, poesia), L'èbbichi di l'arma (Le epoche
dell'anima) (2010, poesia in dialetto siciliano), Infime dissonanze
(2013, poesia).
Dal 1960 ha conseguito diversi primi premi in concorsi letterari:
"Bergamo e provincia"; "Valente Faustini" Piacenza; "G.D. Guerrazzi"
Livorno; "Penna d'Oro" Ancona; "Lanciano"; "Penisola sorrentina"
Sorrento; "L'iride" Cava de' Tirreni; "Ignazio Buttitta" Favara (due
volte); "Città di Marineo" Palermo; "Fonte d'Ippocrene" Modena; "Vann'
Antò-Saitta" Messina; "Guido Modena", San Felice (Modena); "Città di
Giarre" (due volte); "Baronessa di Carini" Palermo.
Sulla sua attività letteraria hanno scritto, tra gli altri: G.
Barletta, L. Bertolani, G. Cavarra, M. Dilettoso, A. Guidi, C.
Infarinato, F. Manescalchi, F. Restivo, M. Scalabrino, M. Sodi.