Tuttavia, accanto alla necessaria attenzione che viene tributata alle sofferenze e agli errori prodotti dall’essere umano nel proprio percorso, spesso si assiste alla rimozione del presente, come se riconciliarsi con il passato possa prescindere dalle responsabilità attuali.
Così, oggi, purtroppo vi sono gravissime emergenze umanitarie del tutto obliate dall’informazione ufficiale e, quindi, dalla coscienza e conoscenza collettiva.
Riusciamo a sfiorare le tragedie che si svolgono accanto a noi solo in occasione dei naufragi, con morti e dispersi, cui assistiamo giornalmente nel Mediterraneo e di cui sono vittime esseri umani senza colpa se non la propria condizione di fuggiaschi da guerre, dalla fame, dalla violenza.
Ci volgiamo altrove dinnanzi alle colonne di profughi lungo i confini balcanici: tristi teorie di sventurati seminudi e senza scarpe che si inerpicano tra paesaggi innevati, abbandonati dall’Europa che ha altro di cui occuparsi in tempo di covid ... Così la marea umana è fatta oggetto di interesse solo da parte delle guardie di confine turche o croate che torturano, uccidono, maltrattano torme di infelici assiderati e digiuni.
L’Occidente ricco dimentica, tra l’altro, di aver creato le proprie fortune sullo sfruttamento delle risorse di Paesi come quelli del Continente africano, sul commercio di armi fornite a caro prezzo alle fazioni in contesa, sul mercato globale creato dal liberismo selvaggio.
L’imperialismo e neocolonialismo assume adesso connotazioni ancor più inquietanti che in passato perché teatro d’azione sono divenuti anche i territori europei e italiani in particolare.
L’Italia negli ultimi venti anni si è trasformata in luogo di sfruttamento della manodopera in nero e di riduzione in schiavitù, proprio avvalendosi della manovalanza proveniente dal bacino costituito dalle migliaia di rifugiati, legali o clandestini, che confluiscono nel nostro Paese.
Di questi temi si parlerà ad un interessantissimo incontro che avrà luogo in videoconferenza presso l’IIS “Mario Rapisardi” di Paternò il prossimo 2 febbraio.
L’attività – presenziata dal Ds professor Luciano Maria Sambataro e dalla sua Collaboratrice, professoressa Angela Rita Pistorio - si inserisce all’interno del Percorso didattico di Educazione alla Cittadinanza e di studio della Costituzione proposto dalla professoressa ed avvocato Maria Antonietta Laura Mazzola, che coordinerà l’evento. Curerà la videoconferenza l’Animatore digitale e Collaboratore del Ds professor Riccardo De Bastiani.
Sarà ospite del “Rapisardi” un personaggio straordinario, Jean Pierre Yvan Sagnet, giovane ingegnere ed attivista per i diritti umani e dei lavoratori immigrati.
La biografia di Yvan Sagnet è contrappuntata da eventi multiformi, tanto da renderla simile ad un romanzo: dalla sua terra, il Camerun, giunge in Italia grazie ad una borsa di studio che gli permette di iscriversi al Politecnico di Torino dove consegue la Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni.
Nonostante la elevata qualificazione culturale, Yvan si adatta al lavoro di raccoglitore di pomodori presso una azienda agricola nella Puglia salentina.
Qui viene a contatto con la realtà di soprusi, di sfruttamento, di violazione di tutte le norme e diritti a danno dell’anello più debole del sistema, cioè i lavoratori stranieri.
Sagnet scopre, infatti, che l’illegalità è assurta a sistema nei contesti dell’agricoltura intensiva, ed il pilastro fondante ne è il “caporalato”.
Nel Sud Italia, ormai, la piccola proprietà a conduzione semifamiliare è scomparsa, letteralmente strangolata dal latifondo: alcuni possidenti hanno monopolizzato il mercato della produzione agricola, quindi tutte le aree coltivate rimangono concentrate nelle mani di pochi.
In questa evoluzione, o meglio involuzione, della gestione del primo settore economico del Meridione una parte fondamentale è stata giocata dal sistema malavitoso di imprenditori mafiosi o collusi. Sconfinati appezzamenti gravitano intorno ad aziende agricole inserite in una filiera altrettanto monopolistica, che si articola dalla raccolta, alla grande distribuzione, sino alla piccola distribuzione o alla trasformazione dei prodotti. Questo ingranaggio fa muovere capitali ingenti grazie allo sfruttamento dei lavoratori, soprattutto stranieri.
Yvan Sagnet si oppone a tale pratica, organizza i braccianti, pianifica azioni di dissenso con lo strumento dello sciopero e della informazione rivolta alla società civile.
All’attività di sindacalista ed attivista Sagnet affianca anche quella di scrittore, pubblicando vari saggi tra cui ricordiamo “Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso”, “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”.
In questo libro, scritto a quattro mani con il sociologo Leonardo Palmisano, si compie un viaggio suggestivo quanto tristissimo tra le baraccopoli infernali, tane immonde che ospitano i raccoglitori stagionali di agrumi, di pomodori, di angurie.
Ghetti invisibili per chi non vuole vedere – come accadeva per i campi di sterminio nazisti - riproducono un modello schiavistico inimmaginabile ed inaccettabile per una società che si fonda su principi democratici e su una Costituzione che contempla il rispetto dell’uomo, della donna, del loro lavoro.
Si comprende bene che gli stranieri non tolgono nulla ai braccianti locali, semplicemente perché sono creature invisibili per la comunità; nessun Italiano potrebbe sottostare al ricatto cui sono sottoposti i non Italiani: sono loro sottratti i documenti, così vengono ridotti in schiavitù, senza alcuna possibilità di fuga.
Vengono sottoposti ad ogni tipo di vessazione, a turni di lavoro massacranti sino allo sfinimento; se qualcuno si accascia morto di fatica viene rimosso come un oggetto e i “caporali” si liberano del suo corpo facendolo sparire.
La narrazione è tanto più toccante perché si sofferma su paesaggi a noi familiari, il nostro Sud solatio e bellissimo che si trasforma in una terra di sofferenza e dolore inauditi.
Per questa opera Sagnet, insieme a Palmisano, riceve il Premio Internazionale “Livatino” e la sua attività conduce alla Legge 199/2016 che individua il reato di caporalato e lo sanziona.
Un'altra prestigiosa onorificenza che riceve è quella di Cavaliere del Merito della Repubblica italiana, conferitagli dal Presidente Mattarella nel 2017.
Innumerevoli gli altri riconoscimenti per l’attivista che è fondatore e presidente dell’Associazione “NoCap”, nata nel 2011 proprio per volontà di Sagnet al fine di coalizzare e centrare gli interventi contro il caporalato.
Ricordiamo che il Nostro è stato protagonista di vari programmi televisivi, da “Nuovi Eroi” condotto su RAI Tre da Veronica Pivetti, ad interviste su telegiornali nazionali e regionali. Ha anche interpretato il ruolo di Gesù nel film del regista elvetico Milo Rau “Nuovo Vangelo”, un Gesù inedito appunto perché “nero”; l’ambientazione è la città di Matera, dove già Pasolini collocò il proprio Vangelo.
Gli studenti del “Rapisardi” di Paternò avranno quindi modo di dialogare con una personalità come Yvan Sagnet, che ha vissuto sulla propria pelle la discriminazione, il razzismo, la violenza, ma che si è ribellato e ha prodotto il cambiamento e l’emancipazione attraverso il proprio infaticabile impegno.
Uscire dagli schemi di una didattica rivolta solo a paradigmi convenzionali ‒ viceversa rendendo tangibili temi che hanno connotato la vicenda umana sin dalle epoche più remote come nel caso della schiavitù ‒, è una tappa importante nella formazione dei giovani.
La cultura è anche questo, si sostanzia nella prossimità con le problematiche, nel conoscere direttamente i fatti ed i protagonisti. Il Liceo paternese è impegnato da sempre in tale battaglia di civiltà e lo dimostra con l’impegno di Dirigente, Docenti, Studenti, Famiglie, ATA nel realizzare iniziative davvero insostituibili.
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Maria Làudani