Si aspettano con
ansia i giorni in cui si potrà tornare serenamente a
scuola e mettersi dietro le spalle due anni tra i più infelici degli
ultimi tempi. Tornare come prima? Come se niente fosse? Spero che non
accada, perché vorrebbe dire che non si è imparato nulla, nemmeno dai
giorni più difficili. Al primo posto delle preoccupazioni dovrebbe
esserci quella di rendere le scuole sicure, sotto ogni profilo e non
soltanto dal punto di vista sanitario. Sicure non basta; devono essere
accoglienti per la convivialità dei giovani e multifunzionali per
attività che non possono ridursi a lezioni e ad esercitazioni. Luoghi
non solo di istruzione, ma della più ampia formazione umana, per
generazioni che fuori dal recinto scolastico un po' dappertutto
trovano solo occasioni per dissipare i loro anni migliori. Mai
come in questi ultimi tempi si è potuto constatare la centralità della
scuola e degli insegnanti; mai come in questi ultimi tempi si è
sentito
il bisogno di una scuola che funzioni bene in qualsiasi circostanza, senza abbassare il livello delle sue prestazioni. Una scuola a pieno
regime per ogni evenienza è la grande sfida da affrontare.
Ma la scuola nella società che cosa è? E' questa una questione
preliminare ad ogni sua possibile organizzazione e manifestazione e ad
essa si cercherà di dare qualche cenno di risposta.
La scuola non è solo un servizio sociale; la scuola è anche una
istituzione. Come servizio la sua qualità si misura dalla
soddisfazione degli utenti; come istituzione la qualità si misura
dalla capacità di conservare e sviluppare i valori di una comunità;
come
servizio si regge sull'attenzione agli interessi individuali; come
istituzione si regge sul principio del bene comune. Il bene comune
della
scuola è costituito dai saperi e dalle conoscenze che è tenuta a
tramandare. Beni quest'ultimi primari e necessari. Beni che
appartengono
a tutti e non a pochi privilegiati. Per definizione. Principio
questo che non ha bisogno di dimostrazione, perché altrimenti non ci
sarebbe motivo per finanziare la scuola con risorse dello Stato .
Come istituzione la suola non puo' darsi
nessuna regola d'esclusione, anche perché il suo costo sociale
grava di più su chi meno ne trae beneficio. Ne verrebbe meno il valore
; se ne macchierebbe la dignità. Nell'apertura della scuola a tutti sta
scritto il meglio della nostra civiltà. Possono essere posti limiti al
possesso di beni materiali, non al bisogno e al desiderio di conoscenza
e al diritto di formazione. I meccanismi di esclusione a scuola fanno
impropriamente del sapere una delle più offensive giustificazioni
delle posizioni sociali privilegiate.
La scuola, pertanto, deve garantire a tutti il diritto alla
formazione e trasmettere i valori e i saperi, che sono
considerati fondamentali per la coesione della
comunità: lingua, storia, cultura nazionale, valori costituzionali. I
saperi
e le conoscenze, beni necessari nella nostra società, fanno della
scuola un'istituzione necessariamente pubblica e nessuna comunità puo'
abdicare alla tutela e allo sviluppo di questi beni, se
vuole essere una comunità.
Se si vuole che la scuola abbia il rango di un'istituzione, non la
si puo' ridurre ad essere il luogo di un proprio, modesto
mercato: quello dei libri di testo, delle tecnologie, dei progetti
PON, POR, FESR e delle iscrizioni. Purtroppo dura da troppo tempo la
lotta
per ridimensionare l'aspetto istituzionale della scuola, per
ridurla alla pura logica del servizio, privata del senso
statuale. Lo scopo, nemmeno sottinteso, è quello di degradare la
funzione del sapere da bene pubblico a mero privato
possesso strumentale.
La scuola per svolgere le sue funzioni deve sottrarre bambini,
adolescenti e giovani alle loro famiglie, che col
tempo incidono sempre di meno nell'educazione dei
propri figli . La scuola non puo' pensare di non avere alcuna
responsabilità in questo campo; deve nella specificità del proprio
ruolo
fare la propria parte, ma ricordando sempre che l'ordine scolastico non
è l'ordine familiare(Alain). Non puo' pensare nemmeno di
costringere una famiglia a trovare la soluzione dei problemi di
apprendimento che devono affrontare i propri figli fuori dalla
scuola, proprio perché è una istituzione.
La scuola come istituzione non puo' essere diversa da regione a
regione, dal centro alle periferie delle città, dalle grandi città ai
piccoli comuni. La scuola come istituzione lavora per unire e per
proporre una valida e riconosciuta gerarchia dei saperi e delle
attività, in grado di contrastare la deriva relativistica
degli interessi individuali e dei curricoli à la carte.
Raimondo Giunta