
La scuola con la complessità della sua funzione educatrice e formativa, nell’epoca del monopolio satellitare a stelle e strisce, in cui pochi privati dominano l’economia dello spazio e del mercato, mettendo una seria ipoteca sul futuro dell’umanità, saprà raccogliere la sfida della connessione, dell’innovazione, dell’informazione, conservando gli ideali della famiglia, di libertà, cultura e giustizia sociale?
A queste domanda non è facile rispondere perché i conflitti che affliggono il pianeta, le nuove mafie, la scarsa connettività con il presente, travolto da innumerevoli distrazioni mediatiche, la crescente povertà, rallentano la necessaria evoluzione della scuola e ci proiettano in un’orizzonte incerto, in cui le nuove generazioni non trovano spazi ideali di crescita culturale e realizzazione personale, spazi di condivisione e cooperazione, isolati e marginalizzati da chi conosce quanto sia devastante non sentirsi liberi.
La buona scuola del dopoguerra costruita sulle fondamenta della Costituzione repubblicana come risposta al nazifascismo, si trova a un bivio: sfidare chi la vuole senza risorse umane e finanziarie, relegata a un ruolo marginale nella società contemporanea, carente in ogni sua funzione organizzativa, frenata nel necessario balzo educativo e formativo oppure omologarsi a nuovi modelli privati e più costosi che con prepotenza superino vecchie logiche di servizio pubblico, riservando ai pochi fortunati quel salto in avanti che non può e non deve mancare in una società civile.
Dunque aprire a nuove e legittime ambizioni di potere e guadagno di pochi potrebbe costare molto caro.
Mario Di Nuzzo