PROF RIMPROVERA STUDENTESSA CHE FUMA E FINISCE IN OSPEDALE.
Studentessa insulta e picchia l’insegnante. La giovane ripresa perché fumava. La prof è finita al pronto soccorso.
Schelfi, dirigente dell’istituto professionale di via Chini: «Ormai dobbiamo fare i carcerieri»
La vittima è un’insegnante dell’Istituto di formazione professionale di via Chini. Il fatto è avvenuto durante la ricreazione, in cortile: due insegnanti hanno richiamato alcune studentesse sorprese a fumare.
Una di queste ha reagito a male parole, poi ha rifilato un ceffone alla docente. La ragazza è stata sospesa per due mesi e sull’episodio sta indagando anche la polizia, intervenuta su segnalazione del dirigente, Andrea Schelfi.
Tutto è successo lunedì mattina, pochi minuti dopo le 10. Gli studenti (l’Istituto per parrucchiere, estetiste e falegnami ne conta 500 su due sedi) erano in gran nel piazzale della scuola.
All’esterno, come prevede la legge, c’erano alcuni insegnanti addetti al controllo. Due docenti hanno notato alcune ragazze che stavano fumando e si sono avvicinate.
Le «cicche» erano già spente e sull’asfalto. Le insegnanti hanno chiesto spiegazioni, che non sono arrivate. Una studentessa però ha alzato la voce e preso a male parole la docente, che l’ha invitata ad usare un tono diverso: a quel punto la ragazza ha rifilato un violento ceffone all’insegnante.
Questa, scossa per l’accaduto, si è subito rivolta al preside e insieme sono tornati nel piazzale per identificare la responsabile.
La giovane stava arrivando in compagnia della madre. Ne è nato un battibecco piuttosto acceso: la mamma ha preso con decisione le difese della figlia.
Il dirigente ha invitato tutti ad andare nel suo ufficio, con la speranza di riportare la calma. Visto che le acque continuavano ad essere agitate, Schelfi ha deciso di chiedere l’intervento della polizia: sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra volante.
L’insegnante, invece, si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara, dov’è stata visitata e dimessa con una prognosi di guarigione di cinque giorni.
L’insegnante avrà novanta giorni di tempo per decidere se sporgere querela contro la studentessa. Il dirigente ha disposto una sospensione di due mesi della ragazza e nei prossimi giorni l’episodio verrà affrontato in una seduta del collegio docenti: «Siamo consapevoli che l’istituto professionale è talvolta un luogo che calamita situazioni problematiche - analizza Schelfi - ma quanto accaduto lunedì è solo la punta dell’iceberg di un disagio giovanile che sta crescendo in modo esponenziale».
«Regole e rispetto dei ruoli sono parole che non sembrano avere più senso per molti giovani - prosegue il dirigente - tutto il personale della scuola è consapevole delle situazioni problematiche: si raddoppia la pazienza, a volte si chiudono due occhi, ma ormai non ci capisce più se siamo formatori o carcerieri. Da noi arrivano casi sempre più difficili, che vanno affrontati singolarmente: servirebbero più risorse».
Schelfi è preoccupato anche per la latitanza delle famiglie: «Una volta si poteva instaurare un dialogo con i genitori. Oggi, spesso, manca completamente un interlocutore e la scuola non può sostituirsi a tutto.
Fortunatamente - conclude Schelfi - l’inserimento nel mondo del lavoro, con la presa di coscienza delle responsabilità legate al rapporto con i clienti e il datore di lavoro, ha una funzione ancora forte».
Studentessa insulta e picchia l’insegnante. La giovane ripresa perché fumava. La prof è finita al pronto soccorso.
Schelfi, dirigente dell’istituto professionale di via Chini: «Ormai dobbiamo fare i carcerieri»
La vittima è un’insegnante dell’Istituto di formazione professionale di via Chini. Il fatto è avvenuto durante la ricreazione, in cortile: due insegnanti hanno richiamato alcune studentesse sorprese a fumare.
Una di queste ha reagito a male parole, poi ha rifilato un ceffone alla docente. La ragazza è stata sospesa per due mesi e sull’episodio sta indagando anche la polizia, intervenuta su segnalazione del dirigente, Andrea Schelfi.
Tutto è successo lunedì mattina, pochi minuti dopo le 10. Gli studenti (l’Istituto per parrucchiere, estetiste e falegnami ne conta 500 su due sedi) erano in gran nel piazzale della scuola.
All’esterno, come prevede la legge, c’erano alcuni insegnanti addetti al controllo. Due docenti hanno notato alcune ragazze che stavano fumando e si sono avvicinate.
Le «cicche» erano già spente e sull’asfalto. Le insegnanti hanno chiesto spiegazioni, che non sono arrivate. Una studentessa però ha alzato la voce e preso a male parole la docente, che l’ha invitata ad usare un tono diverso: a quel punto la ragazza ha rifilato un violento ceffone all’insegnante.
Questa, scossa per l’accaduto, si è subito rivolta al preside e insieme sono tornati nel piazzale per identificare la responsabile.
La giovane stava arrivando in compagnia della madre. Ne è nato un battibecco piuttosto acceso: la mamma ha preso con decisione le difese della figlia.
Il dirigente ha invitato tutti ad andare nel suo ufficio, con la speranza di riportare la calma. Visto che le acque continuavano ad essere agitate, Schelfi ha deciso di chiedere l’intervento della polizia: sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra volante.
L’insegnante, invece, si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara, dov’è stata visitata e dimessa con una prognosi di guarigione di cinque giorni.
L’insegnante avrà novanta giorni di tempo per decidere se sporgere querela contro la studentessa. Il dirigente ha disposto una sospensione di due mesi della ragazza e nei prossimi giorni l’episodio verrà affrontato in una seduta del collegio docenti: «Siamo consapevoli che l’istituto professionale è talvolta un luogo che calamita situazioni problematiche - analizza Schelfi - ma quanto accaduto lunedì è solo la punta dell’iceberg di un disagio giovanile che sta crescendo in modo esponenziale».
«Regole e rispetto dei ruoli sono parole che non sembrano avere più senso per molti giovani - prosegue il dirigente - tutto il personale della scuola è consapevole delle situazioni problematiche: si raddoppia la pazienza, a volte si chiudono due occhi, ma ormai non ci capisce più se siamo formatori o carcerieri. Da noi arrivano casi sempre più difficili, che vanno affrontati singolarmente: servirebbero più risorse».
Schelfi è preoccupato anche per la latitanza delle famiglie: «Una volta si poteva instaurare un dialogo con i genitori. Oggi, spesso, manca completamente un interlocutore e la scuola non può sostituirsi a tutto.
Fortunatamente - conclude Schelfi - l’inserimento nel mondo del lavoro, con la presa di coscienza delle responsabilità legate al rapporto con i clienti e il datore di lavoro, ha una funzione ancora forte».