Il vecchio continente, a sorpresa, batte il nuovo continente su tutti i fronti. Infatti, non solo l’Europa registra un numero di utenti Internet superiore a quello degli USA (per la precisione 162.390.000 contro 159.000.000 circa), ma anche nel campo dello shopping on-line il fatturato dell’ultimo trimestre in Europa ha toccato la considerevole cifra di 16 miliardi euro contro i 15,8 degli USA.
C’è però da riflettere sull’altro aspetto prima accennato. L’utilizzo dell’informatica e delle nuove tecnologie di memorizzazione (dischi, nastri. CD, DVD etc…) ci aveva indotti a pensare che nel futuro avremmo utilizzato (spesso sinonimo di “sprecato”) meno carta rispetto a prima, invece sta accadendo proprio tutto il contrario. Secondo vari studi ed indagini effettuate ultimamente, il consumo di carta è in crescita continua. Tale dato salta fuori dall’ultima indagine commissionata dal Comieco (consorzio per il recupero della carta e del cartone) ed è confermato anche dall’autorevole Worldwatch Institute, secondo cui, ad esempio, nei soli uffici americani il consumo di carta cresce al ritmo del 20% all’anno. I motivi di tale crescita sono molteplici, ma sicuramente uno dei principali è dovuto (paradossalmente!) proprio al crescente utilizzo di Internet nel campo della grande distribuzione di beni alimentari e non solo. Infatti, da quando lo shopping on-line è diventato operativo ed allo stesso tempo conveniente, è letteralmente esploso il cosiddetto “supermercato virtuale”, soprattutto nei paesi del Nord Europa (Gran Bretagna, Germania e Francia) il fatturato delle aziende cresce con numeri a doppia cifra! Anche qui in Italia l’e-commerce cresce, infatti il 2002 si è chiuso con un giro d’affari di circa 2 miliardi di euro che, in assoluto non sono niente male, anche se risultano pochi paragonati ai 7 miliardi di euro della Gran Bretagna, nazione a noi comparabile sia come numero di utenti Internet (circa 20 milioni) e sia come PIL. Questo vertiginoso aumento degli acquisti on-line ha provocato, come inevitabile conseguenza, un aumento degli spostamenti su gomma delle merci richieste. Così accade che per consegnare il tutto a domicilio vediamo in giro parecchi furgoni e camioncini che, a loro volta, inquinano di più e necessitano per ovvi motivi (sia di trasporto che igienici) di imballi speciali che, a loro volta in un circolo vizioso, contribuiscono a far crescere il consumo di carta, cartoni per imballo, plastica varia etc… Il risultato finale è l’aumento generale dell’inquinamento non solo cartaceo, ma anche atmosferico ed acustico (poiché i camion non sono né silenziosi né inodori!). Naturalmente, si sta già correndo ai ripari nel tentativo di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Ad esempio in varie città della Germania, i distributori si sono consorziati fra loro depositando le loro merci in un unico grande magazzino posto, strategicamente, nel centro città. In tal modo, sia il n° di Km percorsi che il tempo impiegato per consegnare le merci sono scesi considerevolmente con gli ovvi benefici ambientali ed economici. Ad esempio, a Friburgo i tempi di viaggio complessivo sono scesi da 566 ore a 168 ore ed, analogamente, il tempo medio di circolazione nell’area urbana si è dimezzato passando da 612 a 317 ore mensili. Un ultimo illuminante esempio ci viene dall’Olanda, nella città di Leiden i corrieri devono rispettare standard minimi di carico (cioè non si può far partire un furgone solo per pochi colli da consegnare) e vi sono incentivi all’utilizzo di mezzi elettrici.