I Garanti dell’Associazione, invece della solita intervista, hanno deciso di intentargli un vero e proprio processo postumo.
ASASi: On. Lima, l’ispettore della Polizia di Stato Salvatore Bonferraro, nel 1996, nel processo a carico di Giulio Andreotti, affermò che lei fu in rapporti di affari con Ciccio Vassallo, notissimo costruttore palermitano, in odore di mafia, è vero?
Salvo Lima: non solo è vero, ma fu lui a darmi la mia bella casa sita al civico 175 della via Marchese di Villabianca (nota di trascrizione 19866 del 15/07/1961). Io in cambio feci approvare un Piano regolatore con indice di fabbricabilità di 12 metri cubi su metro quadro, una cosa mai vista, e invece di costruire nuove scuole feci affittare dal Comune i suoi appartamenti e li adibii a scuola. Gli anni dal 1966 al 1968 furono per Palermo anni meravigliosi, costruttivamente parlando, poi gli studenti riempirono le piazze contro la mafia e la pacchia terminò.
ASASi: On. Lima, è vero che nel 1974 lei fece dimettere Paolo Sylos Labini dal comitato tecnico-scientifico del ministero del Bilancio, di cui faceva parte da circa dieci anni, quando Giulio Andreotti, ministro in carica per quel dicastero, la nominò come sottosegretario?
Salvo Lima: Guardi io non c’entro niente. Prima delle dimissioni, Sylos Labini sollevò il problema col presidente del consiglio Aldo Moro, il quale affermò di non poter fare nulla in quanto «Lima è troppo forte e troppo pericoloso». Sylos Labini si rivolse allora direttamente ad Andreotti, affermando: «O lei revoca la nomina di Lima, che scredita l’immagine del ministero, o mi dimetto». Andreotti non lo lasciò nemmeno finire e lo liquidò.
ASASi: On. Lima, il pentito Tommaso Buscetta rilasciò nel settembre del 1992 alcune dichiarazioni secondo cui lei aveva avuto rapporti (senza essere affiliato) con la famiglia mafiosa dei La Barbera (della quale invece era stato parte suo padre Vincenzo). Egli inoltre affermò di essersi incontrato con lei nel 1980 durante la sua latitanza. È mai possibile?
Salvo Lima: questi pentiti ci hanno rovinato, speriamo che il Presidente riesca nel suo tentativo e faccia una legge che li neutralizzi, che impedisca le intercettazioni, che faccia durare i processi cento anni, altrimenti qui finisce che Cosa Nostra dovrà chiudere i battenti. Anche il pentito Gaspare Mutolo ha spiegato ai magistrati inquirenti Pier Luigi Vigna e Paolo Borsellino il ruolo di mediatore ricoperto da me tra mafia e politica, riconoscendo responsabilità in capo all’onorevole Giulio Andreotti. Nella sentenza di primo grado del processo contro lo stesso Andreotti (pronunciata il 23 ottobre del 1999), la Corte dichiara nella seconda sezione del provvedimento emanato, che dagli elementi di prova acquisiti si desume che già prima di aderire alla corrente andreottiana, l’on. Lima aveva instaurato un rapporto di stabile collaborazione con “Cosa Nostra”.
ASASi: On. Lima, e del pentito Leonardo Messina, che effettuò dichiarazioni ai giudici in merito alle sue responsabilità nei tentativi di aggiustamento del maxiprocesso alla mafia, che dice?
Salvo Lima: Eravamo quasi riusciti ad aggiustare il maxiprocesso! Avevamo fatto inserire un pubblico ministero da noi ricattato. Ci hanno rovinati il Giudice Giovanni Falcone, il Giudice Alfonso Giordano che ci sembrava un ometto innocuo e invece si rivelò una roccia di Capo Gallo (800 kg. su cmq. alle prove di schiacciamento a rottura in laboratorio) e quegli studenti che venivano a vedere le udienze del processo. Cari presidi, voi non dovete mandare gli studenti alle udienze dei processi di mafia: senza di loro i parenti dei mafiosi intimidiscono carabinieri e giudici, con loro presenti cambia l’atmosfera. I giudici si ringalluzziscono, i carabinieri fanno la faccia feroce, insomma, così non ci date tregua.
ASASi: On. Lima, la sua fine fu violenta: il 12 marzo del 1992, mentre stava per recarsi a lavoro dalla sua villa di Mondello a bordo di un’auto civile guidata da un docente universitario, con un suo collaboratore ed assessore provinciale, un commando con alla testa due uomini in motocicletta sparò alcuni colpi di arma da fuoco contro la vettura bloccandola. Gli altri occupanti del mezzo non furono presi di mira dagli assassini che, contrariamente all’abitudine, non distrussero la moto impiegata per il delitto. Mentre scendeva dall’auto cercando di mettersi in salvo venne raggiunto dai killer e ucciso a colpi di pistola. Non fu neppure possibile farle il processo.
Salvo Lima: Macché, appena arrivato al cospetto di Dio, quel gran corn… di S. Pietro mi ha condannato subito all’Inferno, senza tenere conto del difetto di notifica, delle attenuanti, senza interrogare i mille testimoni che avevo citato, senza spostare l’udienza visto che il mio avvocato aveva presentato un falso certificato medico che attestava un grave raffreddore, senza prendere in considerazione l’appello, né la mia richiesta di ricusazione! Ma è un’ingiustizia però!
R.T. dalla letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia ( asasisicilia@alice.it )
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