Quanta inutile e oscena retorica. Quanto vuoto populismo.
Parole,
proluvi di inutili parole, vuote, volgari. La violenza dei blocchi,
attuata da padroncini foraggiati dalla minna statale ormai secca,
sembra piccina, meschina se rapportata ai bisogni veri di chi soffre,
di chi non ha un lavoro, di chi non ha diritti (penso agli immigrati).
Anche i pescatori sputano sulla loro dignità rivendicando la pesca "du
nannatu" e mano libera nella distruzione del patrimonio ittico: quanta
distanza dalla compostezza di patron 'Ntoni! Per contro m'incazzo per
l'afasia di un governo che non interviene, che lascia correre: "... che
si ammazzino fra loro ...". Uno stato lontano, freddo che ti tratta
come una colonia fastidiosa, una metastasi purulenta. La Sicilia dei
gattopardi, dei gerarchetti, dei politici che ora gridano indignati ma
ieri applaudivano il governo Bossi-Berlusconi-Scilipoti mentre
distruggeva artatamente il meridione. La Sicilia di chi rivendica un
inutile, faraonico, ponte sullo stretto o finanziamenti al trasporto su
ruote (disastroso per il territorio) mentre si fa togliere, zitta e
accondiscendente, il trasporto ferroviario.
Mi rifaccio la bocca riprendendo un romanzo di un grande siciliano oggi
morto, Vincenzo Consolo, "tutta l'espressione di
quel volto era fissata, per sempre, nell'increspatura sottile, mobile,
fuggevole dell'ironia, velo sublime d'aspro pudore con cui gli esseri
intelligenti coprono la pietà...".
Camillo Bella
camillo@camillobella.it