Il digitale
entra nelle aule scolastiche e cambia radicalmente la scuola. Questo è
un dato di fatto, una realtà che interessa anche l'Italia dove si
stanno sviluppando sperimentazioni ed esperienze che sfruttano la
tecnologia per migliorare l'apprendimento e la didattica. Ma la
digitalizzazione rimane un'occasione perduta se non è accompagnata da
una radicale trasformazione dell'insegnamento.
È questo l'assunto da cui parte
"Tablet School 2: Processo alla scuola digitale", l'evento che si terrà
domani a Bergamo dove studenti e docenti da tutta Italia, fianco a
fianco, saranno chiamati a interrogarsi sui pro e i contro della
digitalizzazione della scuola italiana sulla base delle esperienze
fatte in questo campo. L'appuntamento, organizzato dal Centro Studi
ImparaDigitale con l'Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, vuole
essere un'occasione per condividere le esperienze che si stanno facendo
su tutto il territorio nazionale e discutere su come si può modificare
la didattica per sfruttare appieno le potenzialità del digitale, a
partire, per esempio, dalle competenze che i ragazzi stessi hanno in
questo ambito e che possono portare nelle scuole, facendo nascere un
clima collaborativo e più paritario.
"In un confronto tra studenti, docenti ed esperti saranno gli studenti i protagonisti che porranno domande ( ne sono pervenute moltissime), e tracceranno la loro new way of life nella scuola aiutandoci ad immaginare e ad andare verso una scuola senza pareti, collaborativa, condivisa nel cloud e trasparente, nella quale il docente non perde il suo ruolo, ma ne acquisisce uno nuovo, il Mentore: chi lavora sulle competenze, abilità e risorse dell'individuo, per renderlo più capace di affrontare in modo adeguato le relazioni nei diversi contesti di vita e di risolvere in modo più efficace i problemi. Non più depositario o trasmettitore di conoscenze, ma facilitatore di processi, per creare consapevolezza nella crescita in un accesso critico all'informazione", spiega Dianora Bardi, vicepresidente del Centro Studi ImparaDigitale e artefice del metodo dalle classi del Liceo Scientifico Lussana di Bergamo, che ha fatto da apripista per il progetto.
La scuola digitale appare quindi come una grande opportunità in grado di modificare i rapporti all'interno delle aule. Ma non tutto è così lineare. I professori temono spesso che la tecnologia possa risolversi in una gran perdita di tempo per la risoluzione dei problemi tecnici di tablet e lavagne multimediali, che di solito non sanno governare. E in più i docenti, in questo affiancati anche dai genitori, temono che internet in classe sia sinonimo di distrazione e di mancanza di controllo, mentre dall'altra parte in molti sostengono che la tecnologia porti relazioni nuove basate sulla collaborazione e sulla condivisione dei saperi. Ma sono tante le paure e le incognite, tipiche di qualsiasi periodo di trasformazione. Proprio per questo è necessario un confronto aperto e trasparente per capire in che direzione potrà evolversi la scuola digitale del futuro.
Il Sole 24 Ore"In un confronto tra studenti, docenti ed esperti saranno gli studenti i protagonisti che porranno domande ( ne sono pervenute moltissime), e tracceranno la loro new way of life nella scuola aiutandoci ad immaginare e ad andare verso una scuola senza pareti, collaborativa, condivisa nel cloud e trasparente, nella quale il docente non perde il suo ruolo, ma ne acquisisce uno nuovo, il Mentore: chi lavora sulle competenze, abilità e risorse dell'individuo, per renderlo più capace di affrontare in modo adeguato le relazioni nei diversi contesti di vita e di risolvere in modo più efficace i problemi. Non più depositario o trasmettitore di conoscenze, ma facilitatore di processi, per creare consapevolezza nella crescita in un accesso critico all'informazione", spiega Dianora Bardi, vicepresidente del Centro Studi ImparaDigitale e artefice del metodo dalle classi del Liceo Scientifico Lussana di Bergamo, che ha fatto da apripista per il progetto.
La scuola digitale appare quindi come una grande opportunità in grado di modificare i rapporti all'interno delle aule. Ma non tutto è così lineare. I professori temono spesso che la tecnologia possa risolversi in una gran perdita di tempo per la risoluzione dei problemi tecnici di tablet e lavagne multimediali, che di solito non sanno governare. E in più i docenti, in questo affiancati anche dai genitori, temono che internet in classe sia sinonimo di distrazione e di mancanza di controllo, mentre dall'altra parte in molti sostengono che la tecnologia porti relazioni nuove basate sulla collaborazione e sulla condivisione dei saperi. Ma sono tante le paure e le incognite, tipiche di qualsiasi periodo di trasformazione. Proprio per questo è necessario un confronto aperto e trasparente per capire in che direzione potrà evolversi la scuola digitale del futuro.