Era facile prevedere quello che sta accadendo: la delega
sul "sostegno"contenuta nella legge 107 (più nota con l'assurda
definizione renziana di "buona scuola") viene usata come strumento di
un violento attacco all'integrazione scolastica degli alunni con
disabilità - ha scritto Luca Cangemi, RSU del Liceo Lombardo Radice di
Catania. E' bene chiarire che l' integrazione scolastica dei ragazzi e
delle ragazze con disabilità è uno dei punti forti, riconosciuti e
studiati sul piano internazionale della scuola pubblica italiana (la
scuola privata, ancora una volta finanziata in questi giorni dal
governo, accoglie l'1% del totale degli alunni con disabilità!).
Invece di fare leva su questo punto di forza i governi dell'ultimo
decennio si sono impegnati a smontarlo. La cabina di regia, come in
tanti altri aspetti dell'attacco alla scuola pubblica, va ricercata nei
poteri forti e nei loro strumenti, in particolare l' "associazione
Treelle" (espressione del mondo delle banche ed in specie del gruppo
San Paolo) e la fondazione Agnelli (il nome dice tutto). Questi gruppi
hanno investito molte energie (pubblicazioni, ricerche, convegni) nel
tentativo di demolire i risultati del modello italiano di integrazione
e i suoi stessi presupposti culturali, eredità di una stagione di lotte
e cambiamenti della società italiana che si vuole ad ogni costo
archiviare.
I governi hanno prontamente accolto questi suggerimenti dei loro
padroni: nascono così innovazioni perverse come i BES (un calderone
informe e ingestibile in cui vengono riversati numerosi alunni privati
dell' insegnante di sostegno) e soprattutto parte un progressivo e
devastante taglio delle ore di sostegno, nonostante innumerevoli
sentenze contrarie della magistratura, in ogni grado di giudizio.
Tutto ciò ha portato a gravi conseguenze dotando alunni con serie
problematiche di un orario di sostegno assolutamente insoddisfacente.
Inoltre l'aumento del numero di alunni per classe, frutto di altri
tagli, ha fatto il resto: classi di oltre trenta alunni in cui vengono
inseriti alunni disabili (le norme ne prevedono al massimo venti) e lo
scandalo di classi "differenziate di fatto": l'anno scorso abbiamo
denunciato il caso di una classe in provincia di Catania che aveva 7
(!) alunni disabili certificati, ma i casi che superano il limite di
due, previsto dalla normativa, sono molto numerosi.
A ciò si aggiunga che l'attività di integrazione nelle scuole soffre
del ridimensionamento di altre strutture pubbliche, che dovrebbero
lavorare in sinergia con le istituzioni scolastiche. Basti pensare, ad
esempio, alle gravi carenze di risorse e personale delle
strutture socio-sanitarie e degli Enti Locali.
Invece di affrontare questi nodi il governo, ancora una volta,
nascondendo i suoi veri scopi sotto una coltre di menzogne, tenta di
colpire al cuore il diritto allo studio delle persone disabili e i
diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola.
Il centro della proposta del governo è l'espulsione dall'attività
didattica del sostegno per confinarlo in una terra di nessuno. Che
significa infatti, la proposta assurda e demagogica di specializzare i
docenti sulla tipologia di handicap? Significa appunto medicalizzare
(una medicalizzazione per forza di cose improvvisata, tra l'altro) il
ruolo dell'insegnante di sostegno separandolo dalla funzione docente. I
signori del governo ovviamente non si pongono neanche il problema che
programmare "l'offerta" sul complesso spettro delle situazione di
disabilità sarebbe compito impossibile con la conseguenza di avere
docenti senza alunni e alunni senza docenti. Quanti sarebbero, infatti,
disposti a specializzarsi su disabilità importanti ma percentualmente
meno diffuse come ad esempio quelle sensoriali (sordità, cecità) con il
rischio di diventare continuamente "soprannumerari"? Quanti su
disabilità ancora più rare?
Anche le misure punitive proposte contro gli insegnanti specializzati
(dieci anni obbligatori sul sostegno anziché cinque e un concorso per
passare dal sostegno al curriculare) sono esemplificative di questa
volontà di operare una frattura tra disabilità e scuola oltre che del
più generale indirizzo di colpire i diritti e le tutele dei lavoratori
e delle lavoratrici.
La bandiera della continuità didattica agitata a copertura di queste
misure è una vergognosa menzogna, sventolata senza pudore da un governo
che con tagli e deportazioni forzate di insegnanti è il responsabile
primo dell'assenza di continuità e di programmazione.
Si punta nella realtà a smantellare il cuore del modello di
integrazione nella scuola: il diritto allo studio per tutte le persone
con disabilità, da esercitare intervenendo sulle condizioni di
difficoltà con strumenti pedagogici e didattici, certo coordinandosi
con interventi socio-sanitari che però restano nella responsabilità di
altre istituzioni.
In questo quadro il pieno inserimento dell'insegnamento di sostegno
nell'attività didattica quotidiana è un punto di reciproco vantaggio,
che tra l'altro crea le condizioni di innovazioni che nascano dal
confronto di esperienze che si incontrano sullo stesso campo e possono
essere vissute da posizioni diverse nell'ambito della stessa carriera
professionale.
Il vero obiettivo è rompere il nesso scuola-integrazione, fino a
ventilare un insegnante di sostegno che sia fuori dalla classe (e dal
consiglio di classe), un cosiddetto tutor, che coordini l'attività di
integrazione dall'esterno (uno per tutta una scuola o per una rete di
scuole?)
Di fatto è in gioco la fine del diritto dello studio per i ragazzi
disabili, un altro attacco ai diritti dei docenti, l'apertura di un
mercato speculativo (con soldi pubblici) a false associazioni no-profit
che si "prenderanno cura" dei ragazzi disabili abbandonati nelle scuole
e dalle scuole.
Di fronte a questa prospettiva che farebbe arretrare di decenni
la scuola e la vita civile del paese è necessario rompere il silenzio,
aprire una discussione, coinvolgendo in prima persona le associazione
delle famiglie delle persone disabili nei cui confronti il governo sta
svolgendo una opera di propaganda ingannevole, iniziare a costruire una
mobilitazione che salvi l'integrazione nelle scuole italiane.
Luca Cangemi
lucacangemi@virgilio.it