In giorni come questi, in cui il nostro continente è colpito al cuore da attacchi di inaudita violenza, volti ad incrinarne la coesione e l'identità, si parla tanto di Europa unita, ma forse non si fa abbastanza per raggiungere questo traguardo. E se si partisse dalla scuola, dai nostri giovani, in viaggio per il continente, come i clerici vagantes medievali, alla ricerca di nuove esperienze, nuovi amici, nuove realtà da conoscere, ansiosi di apprendere e insegnare a loro volta, di mirare ad un obiettivo comune, di far parte di un progetto condiviso, in cui le differenze non sono un limite ma una risorsa? Forse è un sogno; ma anche i sogni possono avverarsi, specie attraverso la magia del teatro. Come disse Victor Hugo, "il teatro non è il paese della realtà : ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra.
Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco". Quando si apre il sipario, la danza e la musica, la recitazione e la scenografia, il movimento del corpo e l'espressione del viso diventano un linguaggio comune, universale. Quando i nostri ragazzi sono sul palco, quando le loro mani si stringono, quando i loro sguardi si incrociano, quando condividono emozioni, pensieri e parole, le barriere si abbattono, le differenze non esistono. Su quel palco c'è l'Europa. Senza frontiere.
Il dirigente scolastico
prof.ssa Gabriella Chisari