Mi tornano in
mente queste parole di Abraham Yehoshua: che il grande scrittore
israeliano va ripetendo sempre di più (in questa difficilissima
stagione, in cui immani catastrofi sembrano addensarsi all'orizzonte),
e che ha pronunciato qualche mese fa, nel corso di un memorabile
intervento aTaobuk, il festival dei libri di Taormina. Già,
Gerusalemme: uno dei luoghi più sacri al mondo, dove ebrei cristiani e
musulmani coabitano da secoli, e dove sono ancora vive altre e non meno
antiche radici pagane. Gerusalemme, città e territorio dalla storia
millenaria: dove - pur in mezzo a tante guerre, a tanto male - tanti
uomini hanno provato, e continuano a farlo, a convivere in pace, a
coabitare in armoniosa operosità. E ci ripenso, a quelle terribili,
angosciose parole di Yehoshua, dopo aver letto (su "La Stampa")
dell'appello lanciato all'Europa dallo stesso Yehoshua, oltre che da
David Grossmann e Amos Oz, insieme ad altri 800 israeliani. Un appello
perché si arrivi al riconoscimento di due Stati sovrani: quello di
Israele e quello di Palestina. E mi pare che questo richiamo fortissimo
dei tre grandi scrittori (e di tutti gli altri israeliani), vada ben
oltre la questione israelo-palestinese: in questo tempo sempre più
ingiusto, sempre più irrazionale, sempre più buio, per riconquistare
terreno all'intelligenza, al buon senso, all'amore.
Giuseppe Giglio