L’accordo
che assegna un aumento di centinaia di euro mensili agli stipendi dei
dirigenti scolastici rende ancor più insopportabile la già gravissima
ingiustizia retributiva che caratterizza la scuola italiana. Le
retribuzioni dei docenti e del personale tecnico amministrativo della
scuola italiana sono da tempo a livelli inaccettabilmente bassi. I
lavoratori e le lavoratrici della scuola hanno ricevuto colpi durissimi
sul piano delle retribuzioni come su quello pensionistico e delle
condizioni di lavoro. In perfetta continuità con il passato
berlusconiano e renziano l’attuale governo non stanzia risorse neanche
per iniziare ad affrontare questo problema. Si trovano invece le
risorse per un maxi-aumento ai dirigenti scolastici. Che i presidi
sommeranno agli introiti (per loro automatici) del progettificio
permanente a cui, alcuni di essi, si dedicano molto più che al
funzionamento didattico e organizzativo degli istituti.
Il segnale politico che viene dal governo è chiaro ed è un segnale di
un’ulteriore verticalizzazione del potere nella scuola. Altrettanto
grave è il segnale dal punto di vista sindacale: se è comprensibile la
soddisfazione dell’Associazione Nazionale Presidi, anima nera di questi
anni di controriforma della scuola, come possono giustificare la firma
organizzazioni che vorrebbero rappresentare gli interessi di tutti i
lavoratori e le lavoratrici della scuola e che fanno parte di sindacati
confederali che dovrebbero porsi il problema dell’unità dell’intero
mondo del lavoro?
Questa vicenda gravissima conferma che bisogna riaprire una dura
stagione di lotta nel mondo della scuola, contro indirizzi politici che
ne colpiscono il carattere pubblico e democratico e che penalizzano,
ogni giorno di più, chi vi lavora.
Dichiarazione di Luca Cangemi
responsabile nazionale Scuola del
Partito Comunista Italiano