Muratori ha proposto un suggestivo percorso narrativo-musicale, frutto di ricerche condotte in diverse zone dell'isola, dal quale è emerso un racconto appassionato e dolente di uomini costretti a lasciare la propria terra e gli affetti più cari per una guerra lontana, oscura, odiata.
Ottave declamate dai cantastorie, componimenti poetici in forma di "contrasto", brani di autori rimasti anonimi, liriche dell'illustre Ignazio Buttitta che da "picciotto" aveva partecipato al conflitto, si sono intrecciati a frammenti di "Terramatta", il libro di memorie di Vincenzo Rabito e ai canti della rivolta dei "cutrara" del 1862 a Castellamare del Golfo.
L'esecuzione di Carlo Muratori è stata lucida e struggente, resa ancor più coinvolgente dall'accompagnamento sobrio, asciutto, essenziale della chitarra, sin dal brano iniziale, la celeberrima "Canzone del Piave", fino ai bis conclusivi "E vui durmiti ancora" e "Vitti 'na crozza", quest'ultima restituita alla sua drammatica visione attraverso l'utilizzo della struttura tonale in modo minore.
Attento e caloroso il pubblico che ha gremito l'antisala del Palazzo di Città, spazio centrale però troppo piccolo per ospitare un appuntamento di questo calibro. Ma questa è un'altra storia.
Katya Musmeci