La povertà non è solo
e semplicemente una condizione di grave privazione e afflizione
materiale, ma altresì di sofferenza interiore. È motivo di vergogna ed
imbarazzo, per cui si fa di tutto per negare e celare tale situazione
deprecabile in una società capitalistica e consumistica, che esalta
l'ideologia del benessere e del mercato, il potere e il prestigio
derivanti dal denaro. Non a caso, la percentuale dei "poveri
invisibili" è in costante aumento. Essi ci sono, subiscono in silenzio,
sopraffatti dal senso di profondo disagio e mortificazione morale per
l'umile condizione socio-economica ed esistenziale in cui si è
precipitati.
Si tratta di persone che, magari, fino ad ieri godevano di agiatezze
materiali, successo e privilegi, improvvisamente costrette nell'abisso
della povertà dalla crisi socio-economica galoppante, individui che
hanno perso casa e lavoro, accusando gli effetti dolorosi della
recessione, per cui incontrano difficoltà a mantenere sé stessi e le
proprie famiglie.
Era gente disabituata alla povertà, sprofondata bruscamente in uno
stato miserevole di bisogno e ristrettezze. Le ragioni strutturali sono
insite nella logica feroce ed implacabile che regola il mercato
capitalistico globale.
Le cause delle crisi ricorrenti sono da ricercare in perversi
meccanismi di rapina ed estorsione, che redistribuiscono in modo
diseguale le ricchezze sociali. Si tratta di ingranaggi crudeli e
disumani nella loro irrazionalità, in quanto ad esclusivo vantaggio
delle élites dominanti, che fanno perlopiù capo all'alta finanza
mondiale.
Lucio Garofalo