Roma, 7 novembre 2019
Obiettivo stabilità
del lavoro, vale anche per chi insegna religione
Vale per i docenti di
religione quello che stiamo rivendicando in generale per tutti gli
insegnanti: dare
stabilità al lavoro, come diritto delle persone, che non è giusto
mantenere a
lungo in uno stato di precarietà, e come condizione che favorisce la
miglior
funzionalità del servizio. La legge parla chiaro, i posti attivati per
l’insegnamento della religione cattolica devono essere coperti al 70%
con personale
di ruolo. A tal fine vanno banditi i concorsi, che invece non si fanno
dal
2004. Da qui una situazione nella quale il personale con contratto a
tempo
indeterminato copre solo il 50% dei posti, il 20% in meno di quanto
sarebbe
stabilito per legge. Su questi dati si era espressa già l’anno scorso
la Camera
dei Deputati, con un ordine del giorno che definiva “grave e
incresciosa” una
situazione in cui prevale nettamente il lavoro precario, e impegnava il
Governo
ad attivare una procedura straordinaria di assunzione.
Stando così le cose,
è davvero sorprendente l’affermazione del ministro Fioramonti, secondo
cui non
ci sarebbero ragioni per un intervento riguardante gli insegnanti IRC.
Al
contrario le ragioni ci sono, e anche urgenti, mentre non ce n’è
nessuna per
discriminazioni che sarebbero inspiegabili e inaccettabili. Lo ripeto,
vale per
i docenti di religione quello che chiediamo in via generale: procedure
di
reclutamento nelle quali sia anche previsto uno specifico
riconoscimento per
chi ha maturato un consistente bagaglio di lavoro precario. Si bandisca
allora
il concorso ordinario e si attivino contestualmente percorsi speciali
per chi
ha almeno trentasei mesi di servizio. Niente di più, niente di meno di
ciò che
prevedono le misure contenute nell’intesa per contrastare la precarietà
e favorire
la stabilità del lavoro. Si intervenga a tal fine con i necessari
emendamenti
in legge di bilancio.
Maddalena Gissi,
segretaria generale CISL Scuola