Prosegue regolarmente,
negli intenti del Ministero, l'iter del concorso a dirigenti scolastici
bandito nel 2017 e conclusosi nell'estate 2019. Proseguono
parallelamente anche i vari contenziosi amministrativi per l’
annullamento della stessa procedura da parte del TAR per il Lazio,
alcuni dei quali già arrivati a sentenza. Inoltre, un decreto del Consiglio di Stato di pochi
giorni fa, conferma il necessario ed urgente intervento del Ministero a
rettifica di errori commessi nella conduzione del concorso. In
attesa di sentenze dello stesso supremo organo di giustizia
amministrativa, dobbiamo prendere anche atto delle richieste sindacali
di non depennare dalla graduatoria coloro che rinunceranno all'incarico
dirigenziale offerto loro.
Questa posizione, come molte altre inerenti la selezione dei dirigenti,
costituisce il paradosso del mancato
rispetto di un bando da parte dello stesso organo che l'ha emanato:
dalla trasformazione del “corso/concorso” in “concorso”, allo
stravolgimento dei criteri di valutazione dei candidati,
dall'estensione degli incarichi dirigenziali agli idonei "non
vincitori" con la "lievitazione" dei posti messi a bando (da 2425 a
3420, circa 1000 in più di quelli banditi), fino al mancato rispetto
della regola del depennamento dei rinunciatari.
Probabilmente, è apparso evidente fin da subito allo stesso Ministero
emanante che quel bando fosse “pessimo”, tanto da modificarne, ahimè
troppo tardi, ogni suo aspetto.
Così facendo, si sono trovate soluzioni favorevoli per gli idonei non
vincitori, per i rinunciatari, per i ricorrenti avverso la prova
preselettiva ma non per i candidati ingiustamente esclusi all’ultimo
step, al “colloquio”, nonostante la Magistratura abbia già valutato
positivamente le legittime aspettative che tali concorrenti ritengono
violate (commissari incompatibili ed ubiqui, inottemperanza al criterio
della collegialità valutativa, mancanza di coordinamento tra le
ben 38 commissioni giudicatrici, mancato rispetto dei criteri di
valutazione della prova orale, mancata pubblicazione della banca dati
per la conduzione dei colloqui…) e nonostante
il “pesante” contenzioso avviato, quasi una class action, con
potenziali esiti di gravi danni all’immagine per la Pubblica
Amministrazione.
Visto che il Ministero ha condotto tale concorso secondo una logica
distorta, considerato che la posta in gioco è il futuro di migliaia di
famiglie e della scuola intera, valutata inoltre la posizione di
complicità delle organizzazioni sindacali, appare di tutta evidenza la
domanda che sorge spontanea: “a che gioco stiamo giocando?”… In quale
gioco i partecipanti accettano di buon grado il mutare, unilaterale,
delle regole in corso d’opera?
Quali concorrenti illegittimamente esclusi, costituenti il Comitato
“Giustizia per l’Orale” vogliamo
puntare il dito sui mille aspetti di illegittimità che sono stati
perpetrati, e che iniziano ad essere evidenziati anche dalla
magistratura, nella conduzione di questa procedura selettiva.
Se la conduzione di un pubblico concorso per il ruolo apicale del
personale scolastico deve avvenire secondo queste logiche, riteniamo
paradossalmente più equa e rispettosa dei diritti di tutti una
selezione affidata al caso, con evidente risparmio delle finanze
statali e del lavoro di Avvocati e Tribunali.
L’auspicio dei componenti il Comitato “Giustizia per l’Orale” è quello
che la Ministra prenda atto degli
innumerevoli errori commessi dal Ministero e dalle Commissioni
giudicatrici e proponga al più presto una soluzione ragionevole.
Quanto meno, prima che sia costretta,
suo malgrado, a riconoscere tali errori, aggravati dalla circostanza di
aver scientemente ignorato le plurime istanze che le sono pervenute in
oltre un anno di appelli, denunce e proposte a livello politico, oltre
che di un centinaio di esposti alle Procure della Repubblica e di
alcune migliaia di ricorsi al Giudice Amministrativo.
comitato.giustizia.orale@gmail.com