Il
governo Draghi è un concentrato da incubo delle classi dirigenti
italiane (padronali, finanziarie, burocratiche, professionali,
accademiche), compresa un’ampia rappresentanza del peggiore ceto
politico. La scuola ha molto da temere da questo esecutivo, come
confermano le caratteristiche dei ministri che si occuperanno, in
diverse forme, di essa. -Ha dichiarato Luca Cangemi, responsabile
nazionale scuola del PCI.
A partire dal ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, naturalmente.
Un ministro che ha una storia inequivocabile nell'affermazione della
centralità dell’impresa: nel suo curriculum rivendica il ruolo in quel
Consiglio d’Amministrazione dell’IRI che fu artefice della più ampia
privatizzazione di attività realizzata in Europa. Anche nel campo più
specifico degli apparati formativi Bianchi ha dato prova, tanto come
rettore dell'Ateneo di Ferrara quanto come assessore regionale
emiliano, di considerare l'impresa privata l'alfa e l'omega
dell’istruzione. Ne sono prova tanti atti, a partire dalla
sperimentazione in partnership con Ducati e Lamborghini (cioè
Volkswagen) del sistema duale (tedesco) di formazione.
Nei mesi scorsi Bianchi è stato il coordinatore della *task force*
incaricata di fornire indicazioni per la scuola piegata dalla pandemia,
indicazioni poi evaporate nella confusione del ministero ma comunque
oggetto di un'audizione - assai preoccupante - alla Camera dei
deputati. In quell’occasione sono emerse con chiarezza linee
programmatiche che, nel quadro aziendalista delineato dal Piano Colao
(altro neoministro!), tendevano a destrutturare la scuola e a renderla
funzionale all’impresa, assunta come unico paradigma. La
radicalizzazione dell’autonomia scolastica ma anche territoriale, la
pedagogia neoliberale delle competenze, il superamento della classe
sono tutte tracce che riportano alla buona scuola di Renzi ma anche al
progetto di Autonomia Differenziata caro alla Lega e al PD dell'Emilia.
Disegni devastanti per la scuola pubblica che rimane, con tutte le sue
ferite, il principale elemento di coesione del paese.
Progetti che non potranno che trovare il favore di ministri come
Brunetta e Gelmini, i cui nomi evocano sciagure. Come è accaduto tante
volte in passato siamo certi che questa volontà distruttiva troverà,
però nel mondo della scuola una significativa opposizione. - ha
concluso Cangemi.
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