Uno dei sogni degli scrittori di fantascienza -
e dei costruttori di robot - è stato finalmente
realizzato, almeno al livello più semplice. I
ricercatori della
Cornell University hanno creato una macchina
che può costruire copie di se stessa.
Per loro stessa ammissione, la macchina è stata
realizzata solo a scopo dimostrativo: non esegue
nessuna funzione utile, tranne quella di
autoreplicarsi, ma il principio di base potrebbe
essere esteso per creare robot in grado di
replicarsi o almeno di riparare se stessi
lavorando nello spazio o in ambienti pericolosi.
L'esperimento dell'ingegnere aerospaziale Hod
Lipson, nel cui laboratorio il robot è stato
costruito e sperimentato, e colleghi è stato
descritto sul numero del 12 maggio della rivista
"Nature".
I robot sono composti da una serie di cubi
modulari - chiamati "molecubi" -, ciascuno
contenente macchinari identici e il completo
programma informatico per la replicazione. I
cubi hanno elettromagneti sulle facce che
consentono loro di attaccarsi e staccarsi in
maniera selettiva l'uno all'altro. Un robot
completo consiste in diversi cubi collegati
insieme. Ciascun cubo è diviso in metà lungo la
diagonale, in modo che un robot possa piegarsi,
riconfigurare e manipolare altri cubi. Per
esempio, una torre di cubi può piegarsi con un
determinato angolo.
Per dare inizio alla replicazione, la pila di
cubi si piega e poggia il cubo superiore sul
tavolo. Poi prende un nuovo cubo e lo deposita
in cima al primo. Ripetendo il processo, un
robot costituito da una pila di cubi può crearne
un altro del tutto identico. Poiché un robot non
può estendersi oltre un altro robot della stessa
altezza, il robot che viene costruito
contribuisce al completamento della sua stessa
costruzione.
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