Il quesito nasce dal caso riguardante le presunte false notizie sull’attrice Christianne Carafano (del serial Star Trek) pubblicate sul sito metrosplash da un utente. La suddetta attrice, sentendosi diffamata, si è rivolta alla giustizia americana ed il giudice Dickan Trevizian sembra aver trovato un buco (anzi, in questo caso, un bug) nella legge. A tal proposito, è bene sapere che, proprio per evitare diatribe del genere, la legge americana, denominata Communication Decency Act, prevede testualmente che: “Nessun provider o utente di un servizio interattivo telematico deve essere trattato come un normale editore”. In parole semplici, nessun provider può essere considerato responsabile del contenuto delle pagine scritte, realizzate e pubblicate in modo indipendente dai propri utenti nel proprio server. Questa parte della legge sull’editoria elettronica, nota come Section 230, era stata scritta allo scopo di evitare grane ai grandi provider ed, al contempo, consentire agli utenti di pubblicare liberamente il proprio pensiero. Il giudice Trevizian sembra poter dimostrare che i provider sono corresponsabili dei dati contenuti che si trovano nei loro server. Se questo fosse dimostrato per Internet significherebbe una rivoluzione epocale in senso negativo, poiché non è difficile immaginare che tutti (o quasi!) i provider sospenderebbero immediatamente i loro servizi!! Infatti, sarebbe impensabile controllare il materiale che i milioni di utenti immettono giornalmente nella rete delle reti e, quindi, la logica conseguenza sarebbe il blocco totale di tutte le pubblicazioni. Il dibattito è aperto non solo negli USA ma anche in tutto il www. Naturalmente, ci auguriamo tutti che la Corte Federale confermi l’attuale normativa, altrimenti Internet sarà svuotata riducendo in maniera massiccia i servizi offerti per non parlare della ridotta libertà d’espressione.