I DUBBI DI OORT: Le comete provengono dalla nube di Oort, una vasta regione del sistema solare popolata da centinaia di migliaia di pezzi di roccia ghiacciata, i cosiddetti nuclei cometari. E' una regione molto lontana:
basti pensare che se la distanza Terra Sole è una unità astronomica, la nube di Oort comincia a circa 20mila unità e si estende sino oltre le 100mila. Vari indizi alimentano ora la convinzione che per entrare nel regno di Oort basta raggiungere le 3mila unità astronomiche. Una bella differenza, che deve essere confermata individuando a quelle distanze la presenza di nuclei cometari: impresa ai limiti della tecnologia attuale, vista la difficoltà di osservare direttamente al telescopio oggetti così piccoli e lontani.
L'INTRUSA: La cometa Machholz 1 non è come le altre e questo fa pensare che non sia altro che un’intrusa, proveniente da un altro sistema stellare. Il dubbio è nato dopo aver analizzato la composizione chimica di ben 150 comete presenti nel sistema solare. Sono risultate tutte abbastanza simili fra loro, l’unica eccezione è stata Macholz 1. Oltre alla provenienza extrasolare, ci sono altre ipotesi che provano a spiegare queste diversità, però l’idea che Macholz 1 sia stata espulsa, per effetti gravitazionali, dal
suo sistema per poi essere catturata dal nostro è senz’altro la più affascinante.
CASO CHIUSO: Oltre quattro secoli fa apparve qualcosa di nuovo in cielo, una luce tale da essere visibile anche di giorno, per ben 16 mesi. Si trattava di una delle supernove più famose e conosciute, che ha preso il nome all’astronomo che per primo la osservò nel 1572, Tycho Brahe. Oggi, gli astronomi del Max Planck Institute, hanno finalmente chiarito la natura della violenta esplosione stellare i cui resti spettacolari sono visibili ancora oggi con i telescopi. Ad esplodere con tanta violenza fu una nana
bianca che stava letteralmente rubando, accumulandolo su di sé, il materiale di cui era formata la sua stella compagna.
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