Non ci sarà un disegno di legge per prevenire la commissione di reati gravi su internet ma si procederà alla realizzazione di un codice di autoregolamentazione tra tutti i soggetti coinvolti. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni al termine dell'incontro al Viminale con i gestori delle reti internet e i rappresentanti dei social network, che erano stati convocati dopo che, in seguito all'aggressione a Berlusconi, erano proliferati sulla rete gruppi e siti che istigavano alla violenza o facevano apologia di reato.
"Ci siamo impegnati - ha detto Maroni - ad elaborare delle proposte e a costituire un tavolo con tutti i soggetti che sono intervenuti, che sarà riconvocato a metà gennaio, per discutere le nostre proposte e valutare la possibilità di trovare una soluzione e cioé un codice di autoregolamentazione piuttosto che una norma di legge".
Il governo sembra dunque intenzionato a rivedere la decisione di intervenire per legge su una materia che, come ha detto lo stesso Maroni, è molto delicata perché va a incidere sulla libertà di espressione dei cittadini. La strada da seguire - ha sottolineato infatti il ministro dell'Interno - è quella di cercare un accordo tra tutti, definendo un codice di autoregolamentazione che coinvolga tutti i soggetti interessati, evitando interventi d'autorità ma ottenendo ugualmente il risultato". Un codice, aggiunge il ministro che dovrà essere approvato "in tempi rapidi, per combattere il proliferare di gruppi che inneggiano all'omicidio, al terrorismo e alla mafia". Se, alla fine, un'intesa si troverà, prosegue Maroni, si tratterà di "un grande accordo di responsabilità fra tutti gli operatori e sarebbe il primo caso al mondo" di trovare una sorta di compromesso tra la necessità di tutelare "la libertà di espressione del pensiero e quella di rimuovere contenuti che integrino gravi reati".
L'obiettivo dei tecnici è, in sostanza, quello di trovare delle procedure chiare che consentano un intervento rapido nel momento in cui viene segnalato un sito o un gruppo i cui contenuti inneggiano alla violenza o istigano alla commissione di un reato. All'incontro al Viminale erano presenti, tra gli altri, il vice ministro delle Comunicazioni Paolo Romani, il capo della polizia Antonio Manganelli, il consigliere ministeriale con delega alla sicurezza informatica Domenico Vulpiani, il capo della polizia postale Antonio Apruzzese, il responsabile europeo di Facebook, Richard Allan e rappresentanti del ministero delle Politiche Giovanili, Confindustria, Assotelecomunicazioni, Associazione italiana internet provider, British Telecom, Fastweb, H3g, Vodafone, Wind, Telecom, Google e Microsoft. (da ansa.it)