Un riconoscimento che il titolare del dicastero di via XX Settembre ha tributato al segretario della Cisl, scusandosi per l'imbarazzo che questa cosa gli avrebbe provocato, per come ha saputo gestire l'organizzazione sindacale nelle difficili giornate della manovra correttiva da 24,9 miliardi di euro.
E con Bonanni, Tremonti ha anche voluto ringraziare «quanti nel disegno della manovra hanno con forte senso di responsabilità condiviso il senso e la logica di quel cambiamento, di quel passaggio».
Ma per il segretario della Cisl, seduto in prima fila all'assise della confederazione delle cooperative guidata da Luigi Marino, quel riconoscimento, oltre che un attestato di stima, è suonato come una sorta di via libera a un giro di poltrone che il governo ha in serbo da qualche settimana.
Le dimissioni del ministro Scajola dal dicastero dello sviluppo economico infatti hanno solo dato un colpo di acceleratore a un valzer di poltrone che inevitabilmente sarebbe dovuto partire in questi mesi. Una sorta di rimpastone delle sempre meno poltrone che, anche grazie alla manovra, sono rimaste da coprire nei cda, e sulle quale giustamente l'esecutivo vuole mettere uomini «fidati».
Quella che avrebbe dovuto aprire le danze, prima delle dimissioni di Scajola, doveva essere quella del presidente del Cnel. Il mandato di Antonio Marzano a Villa Lubin è infatti in scadenza e in molti hanno pensato a lui per la poltrona di ministro dello sviluppo economico. D'altronde si tratterebbe solo di un ritorno, visto che lo era già stato nel passato governo Berlusconi. E poi qualche avvisaglia di questa possibilità si era avuta anche per il fatto che da maggio a fare da ufficiale di coordinamento con il ministro ad interim Silvio Berlusconi c'è quel Sestino Giacomoni, che era stato braccio destro, nel ruolo di capo della segreteria e di portavoce proprio di Marzano a via Veneto (si veda ItaliaOggi del 6 maggio).
Se però sarà Marzano a tornare al ministero, per Bonanni potrebbe aprirsi un'altra porta, quella cioè dell'Inps. L'ente di previdenza pubblico, uscito «rafforzato» dalla manovra grazie all'ingresso, per accorpamento, dell'Ipsema (un assaggino di quel grande progetto, di cui si parla da anni, di realizzare un Super Inps inteso come grande casa della previdenza italiana, separata dalle funzioni di assistenza, da delegare invece all'Inail), potrebbe ben adattarsi alle vesti di un sindacalista. Bonanni andrebbe a prendere il posto di Massimo Sarmi, fino a qualche settimana dato in pole position per il ministero dello sviluppo economico, ma congelato a causa delle tensioni interne alla maggioranza (Sarmi infatti è in quota ex-An, per i rapporti stretti con Gianfranco Fini e Maurizio Gasparri, e quindi per il momento è nel purgatorio del Pdl).
Per la poltrona di presidente del Cnel, invece, si starebbe ragionando su un'altra candidatura sindacale, quella cioè del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. La doppia e contemporanea uscita dei due numero uno delle maggiori organizzazioni sindacali, però, visto anche il sostanziale isolamento poltico della Cgil, non verrebbe vista molto bene dai loro iscritti, che contesterebbero la deriva politica dei due segretari. È probabile, quindi, che nel grande valzer delle poltrone, qualcuno, per opportunità, decida di fermarsi un giro. Nelle prossime torride giornate estive si deciderà chi.
fonte: http://www.italiaoggi.it