Ho saputo di
colleghi che
domani al posto della lezione faranno vedere in tv un certo matrimonio!
Non
volevo parlare di questo “evento” prima di tale esilarante notizia, ma
ora sarà
un piacere farlo e forse anche un dovere. Che tutti noi abbiamo bisogno
di un
po’ di leggerezza, di non prendere le cose troppo sul serio è vero, ma
la
banalità e l’apologia del gossip non possono trovare spazio in una
scuola già
abbastanza zoppicante; naturalmente non dovrebbero trovare spazio
neanche da
altre parti, per esempio nelle famiglie. Sono curioso di sapere quali
sono le
alte motivazioni didattiche per cui diventa fondamentale fermarsi per
vedere
quanto accadrà a Londra. Tutte quelle che cerco non mi convincono,
forse non
convinceranno neanche voi. “È il matrimonio del secolo”, qualcuno mi ha
detto.
Certo, peccato che siamo solo all’inizio di questo secolo dunque è un
po’ fuori
luogo questa definizione a livello temporale. “Non capisci - mi dicono
– non
solo a livello temporale, ma come fatto storico”. Bene, detta così è
ancora
peggio! Possiamo scommettere sul fatto che non ci sarà un libro di
Storia
significativo che riporterà queste nozze? Perché? Perché è
semplicemente il
matrimonio tra due giovani di cui uno forse sarà Re, non sappiamo
quando, e
l’altra è – per così dire – una normalissima ragazza. Non siamo al
tempo in cui
i matrimoni regali univano imperi, mettevano la pace tra antichissime
rivalità,
sancivano patti. Qui io mi auguro che ci sia almeno una vera storia
d’amore,
che però è davvero un peccato coronare con un matrimonio trasmesso in
mondovisione, quasi a reti unificate, perché l’amore si sancisce
circondandosi
degli affetti più cari e senza nessuno che guardi dal buco della
serratura o
dall’obiettivo di una telecamera. Questo lo scrivo per quelli che
obietterebbero
alle mie parole dicendo che ci vuole un po’ di romanticismo ogni tanto.
Sì,
davvero tutto romantico: lei, lui, le famiglie, centinaia di invitati
mai visti
prima, guardie del corpo, militari, spazio aereo bloccato, gadgets di
tutti i
tipi, giornalisti dovunque, quasi “due cuori e una capanna”! Gli adulti
abbiamo
delle responsabilità educative, gli insegnanti e i genitori ancora di
più, e
non possiamo accondiscendere a testa bassa ai giochi mediatici, poiché
si
tratta solo di un grande circo mediatico montato ad arte per vendere
spazi
pubblicitari e distogliere l’attenzione dai veri problemi. Perché non
facciamo
vedere a scuola qualche buona diretta dal fronte libico dove anche gli
aerei
inglesi continuano a sganciare bombe in nome di Sua Maestà? Perché non
mostriamo come tanti volontari e missionari si impegnano tutti i giorni
nel
mondo per aiutare quanti il colonialismo inglese (e non solo
naturalmente) ha
affossato e continua ad affossare? Forse questi non sono fatti storici
più
importanti? Qualcuno dirà che è moralismo il mio; bene, meglio essere
moralisti
che banali! Meglio prendersela a cuore veramente per qualcosa di vero e
essere
tacciati di moralismo, che prendersela nel di dietro ed essere servi
del potere
economico e mediatico, nascondendosi dietro la storia, la cultura, la
leggerezza. La scuola non deve fare gossip, la famiglia spesso viene
fagocitata
e distrutta dallo stile del pettegolezzo; forse questo ci può insegnare
l’esperienza inglese dei genitori del principe, forse ciò avrebbe
dovuto fare
capire a questi due giovani sposi di trovare altre strade per coronare
il
proprio amore. Qualcuno ha parlato di “favola”, di un matrimonio da
favola!
Sicuramente con i soldi che si ritrovano, non certo sudati con il duro
lavoro,
possono permettersi tutto, ma andiamolo a raccontare a una coppia di
miei
carissimi amici, promessi sposi, che la casa se la sono ripulita e
sistemata da
soli, che non hanno un lavoro a tempo indeterminato, altro che favole e
favole!
La vita è un’altra cosa e la scuola non può raccontare favole,
mistificare la
realtà, bensì è chiamata a far leggere con cuore e intelligenza critica
quanto
accade anche quando questo è mediaticamente mostrato come la cosa più
bella del
mondo. Io, domani, gli unici “W.C” che vedrò saranno quelli della
scuola
qualora ne avessi bisogno, augurando a quelli della TV ogni felicità;
per il
resto “Dio salvi la scuola”! Marco
Pappalardo