Dopo
dodici giorni di sosta
per le vacanze di Pasqua-primo maggio, sono rientrato alla prima ora in
una
quinta. Quasi sulla porta mi si fa incontro Gianluca, 180 cm di muscoli
e
grasso e la testa rasata e mi dice: "prof, hanno ucciso Bin Laden!
Evviva!!"
Lì per lì ci sono rimasto un
po' e ho pensato ad una bufala degli studenti. "Sì, e io sono stato al
matrimonio di William e Kate, invitato speciale". "Davvero prof. -
salta su Caterina - Obama ha dato la notizia in tv, l'hanno fatto fuori
stanotte, era ora, il maledetto!". "Béh a dir la verità - interviene
Fabiano - non mi sembra che ci sia mai da festeggiare quando qualcuno
viene
ucciso volontariamente, può essere stato il più grande assassino della
terra,
ma è pur sempre un omicidio". "Ma sei fuorii?- ribatte Caterina - Bin
Laden se lo meritava, Ma ti rendi conto di quello che dici?!". "Dico
che magari adesso saremo un po' più tranquilli, ma la sua morte è pur
sempre un
omicidio, e non credo davvero si debba festeggiare per un omicidio".
La cosa mi ha sorpreso
soprattutto perché Fabiano non ha mai dato segni di essere un pacifista
radicale o tantomeno un moralista ad oltranza. Ma la sua uscita
dell'altra
mattina mi ha fatto venire in mente che due anni fa mi aveva stupito
per
un'altra sua presa di posizione a favore dell'eutanasia volontaria, ma
nel
contempo radicalmente contro a quello eteronoma, motivata a suo dire
dal fatto
che nessuno ha diritto di prendere nessuna decisione sulla vita o la
morte di
altri, chiunque sia.
"Quindi vuoi dire che sei
addolorato - dico a Fabiano - perché l'hanno ucciso, ma ti rendi conto
che
questo può portare un po' di tranquillità in più al mondo". "Sì, ma
credo che un vantaggio per qualcuno non possa mai giustificare la morte
di una
persona". "Ma prof? lo sente? - Enrica, appena svegliata dal torpore
mattutino - Ma come si fa a discutere seriamente con uno così? Non ha
mica il
senso del valore delle cose...". "Ma secondo voi quindi una persona è
sacrificabile per il bene di altre?" E mentre sto finendo la frase si
apre
la porta ed entra Mariastella, come al solito in ritardo. "Oh, lo sai?
-
le urla Gianluca dal fondo della classe - hanno ucciso Bin Laden!".
"E vaiiiii!!!" urla Mariastella quasi facendo cadere gli unici due
libri che ha portato.
"Ehi ragazzi, un po' di
calma! Non siamo alla stadio... c'è modo e modo di discutere e così non
lo
accetto! Prima vi mangiate quasi vivo un vostro compagno solo perché ha
il
coraggio di avere una reazione diversa dalla vostra e la dice
pubblicamente.
Poi esultate per una notizia come se davvero fosse finita un guerra,
magari
fosse così! Purtroppo credo che questa cosa nell'immediato porterà
ancora più
rischi e paura di ritorsioni, perciò sicuramente meno sicurezza. E in
secondo
luogo credo che Fabiano abbia diritto di esprimere quello che sente
senza
essere né deriso né offeso. Ma la domanda è: c'era un modo diverso di
catturalo
senza farlo fuori?"
"No prof. la domanda non
è questa. Non ci sono domande. Lui è un assassino e doveva essere fatto
fuori.
Se lo è meritato, e alla grande anche! Ma cosa crede che se l'avessero
preso
poi l'avrebbero giustiziato davvero? E comunque chi fa robe come lui
non si
merita più di vivere!" La sentenza sputata con ferocia e livore esce
dalla
bocca di Camilla, che a guardarla sembra Maria Goretti. Ma in verità ha
una
rabbia dentro che si avverte anche solo a passarle accanto.
"Quindi, mi sembra di
capire che per voi la parola perdono ha un limite ben preciso e in
questo caso
non se ne parla nemmeno..". "Ma quale perdono prof? Lei avrebbe
perdonato Hitler se fosse stato in campo di concentramento?"ribatte
Caterina. "C'è chi lo ha fatto - le dico - e c'è chi ha accettato di
lasciarci la sua vita al posto di altri, o per salvare altri. Non lo so
se lo
avrei fatto, mi ci sarei dovuto trovare. Ma sento che chi lo ha fatto
ha una
marcia in più, come uomo, di chi invece non riesce ad attraversare il
suo
dolore e la sua rabbia e perdonare anche una morte violenta e assurda".
Non è la prima volta che sento
e vedo reazioni così dure e nette. I miei ragazzi non vanno molto per
il
sottile quando il cattivo viene beccato e alla fine muore, come nella
migliore
filmografia. Ma quello che mi ha colpito questa volta è l'accanimento
vendicativo che sta dietro alla gioia con cui festeggiano questa
notizia. E
l'impossibilità di accettare che qualcuno come loro, invece, abbia una
reazione
diversa, e riveli così anche un'altra possibile lettura del dato,
mostrando che
esiste un confine tra vendetta e giustizia.
E mi viene da pensare che le
reazioni dei miei ragazzi non siano molto diverse da quelle di tante di
persone
in occidente che hanno accolto la notizia festeggiando per le strade.
Ma a casa
mia il confine tra la giustizia e la vendetta è lo stesso che passa tra
una
reazione di sola "pancia" e una reazione "umana" in cui la
persona pensa, sente e vuole con tutto sé stesso. Forse non è un caso
che la
giustizia oggi sia così presa di mira, richiede infatti equilibrio e
armonia
interna, che in questa società è merce rara.
di Gilberto Borghi
|VinoNuovo 04 maggio 2011