Al Tar del Lazio: valanga di ricorrenti per chiedere di valutare
l’illegittimità della circolare sugli organici del prossimo a.s.,
uscita in primavera.
Vi recate al cinema. Primo tempo del film che avete scelto. Intervallo.
Riprende la proiezione, ma il film è un altro. Provate a protestare con
il gestore, tentate di farvi restituire i soldi del biglietto: nulla.
Muro di gomma. Così si sono sentiti i genitori della III A della scuola
elementare Morante, periferia Nord di Roma. Si tratta di una delle 111
classi a tempo pieno soppresse nella Capitale: ha funzionato a 40 ore
per 3 anni, dal prossimo a 27.
Il Coordinamento Scuole Elementari è ricorso
al Tar del Lazio, con il patrocinio dell’avv. Tavernese. Ricordate
principi quali la certezza del diritto? Questo tempo triste e sciatto
li ha resi obsoleti: i ricorsi piovono, il ministero è assediato da
sentenze che ne censurano l’operato. Un caso per tutti: il Consiglio di
Stato si è pronunciato annullando il DI 35/2010, che ha
illegittimamente definito gli organici – tagliandoli – per l’anno
scolastico che sta per concludersi; tutto ciò dopo il ricorso
dell’associazione “Per la scuola della Repubblica” e della Flc Cgil.
Al Tar del Lazio i ricorrenti si sono rivolti
per chiedere di valutare l’illegittimità anche della circolare sugli
organici del prossimo a.s., uscita in primavera. Imprevedibili gli
sviluppi, soprattutto se le regioni (almeno quelle di centrosinistra)
decideranno di intervenire, rilanciando anche in chiave politica il
problema dell’illegittimità delle procedure. A proposito di
(in)certezza del diritto. Mi arriva da Mila Spicola, direzione
siciliana del Pd, una denuncia (tradotta in interpellanza alla Regione)
da considerare, anche quando si parla semplicisticamente di valutazione
degli apprendimenti degli studenti di quella regione, molto bassi negli
esiti delle mitiche prove Invalsi. Dato iniziale: dei posti 30.600
posti promessi per le celebrate immissioni in ruolo per il prossimo
triennio, alla Lombardia ne toccherebbero 7000, alla Sicilia 125,
secondo fonti Cisl. In Sicilia i pensionamenti sono 2884, 1773 i posti
vacanti disponibili.
L’inadeguatezza della previsione è
evidentissima. Come e più che in altre zone del Paese, scuole siciliane
sono costrette a rifiutare iscrizioni. Nonostante l’esubero degli
studenti e sfruttando le condizioni fatiscenti di molti edifici, fuori
norma e malsani, si tagliano le classi, dislocando bambini e ragazzi
altrove, con disagi gravissimi per le famiglie. Ciò che le immagini
delle inchieste di Iacona denunciavano non è scomparso, spenta la tv:
la scuola siciliana è rimasta quella che ci è stata raccontata in
Presadiretta. In affitto il 65% degli immobili scolastici: onere enorme
per i contribuenti, dal breve respiro e dalla progettualità nulla, che
dà senso di precarietà, dismissione e cronicizza il problema
dell’inadeguatezza delle scuole siciliane.
Perché non investire in edilizia? Infine
l’art. 19 della recente manovra finanziaria, prevede l’accorpamento di
scuole con meno di 1000 alunni, in particolare medie e primarie. La
“semplificazione”, parola chiave della mitologia tutta personale di
questo governo, continua sulla carta, a prescindere dalle conseguenze
concrete: caos a un mese dalla riapertura. Caos cui si somma carenza di
dirigenti, reggenza di presidi su più scuole, problema degli organici e
tutte le vicissitudini che segnano l’inizio di un anno scolastico, in
un sottodimensionamento che patisce problemi strutturali di ogni tipo.
Non sono premesse di effetti positivi sugli apprendimenti degli
studenti. Non stupiamoci, dunque: nessun miracolo rispetto a
disinvestimento e incuria. Nell’interpellanza all’assessore
all’Istruzione, Centorrino, i primi firmatari, Faraone, Apprendi,
Mattarella del Pd, chiedono di posticipare il recepimento della manovra
in Sicilia; e di utilizzare fondi Fas non spesi da destinare
all’edilizia scolastica.
A proposito di vigilanza: l’Flc Cgil non ha
sottoscritto l’accordo sul sistema dei gradoni retributivi, previsto
per garantire (secondo il Dl 70/11) l’assunzione di docenti e Ata sui
posti liberi, purché ciò non comporti spese aggiuntive. Secondo
l’accordo i neoassunti potranno ottenere il primo aumento di stipendio
a partire dal nono anno di servizio: il patto scellerato prevede la
cessione di ulteriori diritti in cambio dell’immissione in ruolo dei
precari, risposta al bisogno di stabilità degli organici delle scuole
per funzionare.
Si tratta interesse generale: la qualità del
sistema d’istruzione. Interesse che questo governo ha così poco a cuore
da prevedere di affidarlo a lavoratori di serie B, privati di diritti,
umiliati da strategie ricattatorie, risposte ad anni di servizio
devoluti alla scuola e alla collettività. Non ci siamo proprio.
Marina Boscaino, Il Fatto
Quotidiano, 9 agosto 2011
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