Scherza coi fanti ma lascia stare i
Santi. Il comma 24 dell’art. 1° della Manovra di mezzo agosto.
Mi sarò espresso male se ho dato l'impressione di essere ostile alla
Chiesa Cattolica. Criticare non è ipso facto essere ostili. I dogmi di
fede per fortuna sono pochi e i misteri del Cristianesimo solo due:
riguardanti il mistero di Dio e la Cristologia. Per il resto si apre il
dialogo, come previsto dal Vaticano II. C’è spazio per le modifiche.
Nel Concilio di Gerusalemme, Paolo e Pietro la pensavano diversamente
sulla circoncisione. Ebbe ragione l’ultimo arrivato: l'apostolo
convertito sulla via di Damasco. Aveva torto il primo Papa.
Il prof
Marco Pappalardo ha preso le distanze dal mio articolo “Lo Stato
italiano è laico per Costituzione” . La cosa mi fa grande
piacere perché siamo mossi da una reciproca stima e rispetto pur
nelle diverse posizioni. I suoi 5 punti nel post di replica, sono una
libera divagazione su tanti, troppi problemi sociali, politici e
religiosi che sviano il lettore dal tema della questione “feste
religiose nello Stato laico”.
Provo a riprendere il filo del discorso partendo dal testo della
manovra del 13 agosto 2011 all’art. 1 c.24: “A decorrere dal 2012 con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del
Consiglio dei Ministri, da emanare entro il 30 novembre dell'anno
precedente, sono stabilite annualmente le date in cui ricorrono le
festività introdotte con legge dello Stato non conseguente ad accordi
con la Santa Sede, nonché le celebrazioni nazionali e le
festività dei Santi Patroni in modo tale che, sulla base della più
diffusa prassi europea, le stesse cadano il venerdì precedente ovvero
il lunedì seguente la prima domenica immediatamente successiva ovvero
coincidano con tale domenica”.
La formulazione burocratese è complicata
e oscura; «fumosa», direbbe Bossi. In buon italiano significa che anche
il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno fanno la fine del 4 novembre
(festa delle Forze Armate l’anniversario della vittoria nella Prima
Guerra Mondiale, voluta da Mussolini nel 1922, soppressa e spostata dal
1977 alla prima domenica di novembre). Non è un segreto per nessuno che
le tre feste “mobili” risultano indigeste a fascisti e
postfascisti, a Confindustria e Lega Nord. Solo che nel mirino del
governo ci sono finiti anche i santi patroni delle città. Anche loro
“spostati”. Si sono salvate solo le feste “concordatarie”, che sono
definite in un trattato internazionale col Vaticano e quindi non si
possono eliminare se non passando attraverso troppe
complicazioni.
Discorso chiuso? E no ! Per gli amanti
della storia e della storiografia è importante il divenire altrettanto
come l’essere. Le feste religiose
cambiano nel tempo, e chi ha la fede fondata sulla roccia non
vacilla come canna al vento delle mutazioni e dei cambiamenti.
La celebrazione delle varie festività
cristiane è cominciata in modo graduale. All'inizio dell'era cristiana l'unica festa
era la domenica, cui fece subito seguito la celebrazione della
Pasqua e, poco dopo, il triduo pasquale (Giovedì, Venerdì e Sabato
santo) e il tempo pasquale dei cinquanta giorni dopo la Pasqua,
concluso dalla Pentecoste. Solo al IV secolo risalgono probabilmente la
solennità dell'Ascensione, l'Annunciazione e il Natale. La festa
dell'Assunzione di Maria (15 agosto) è del V secolo, il Corpus Domini è
il 1246, la SS. Trinità è il 1334. La Chiesa possiede, dal 1584,
un elenco completo e ufficiale dei santi, chiamato Martirologio romano, che elenca
moltissimi santi per ogni giorno dell’anno, sia di importanza
universale che riferiti a singole diocesi o famiglie religiose.
L'Immacolata Concezione, come dogma cattolico, fu proclamato da
papa Pio IX solo l'8 dicembre 1854! Nel 1969 il papa Paolo VI emanò
delle disposizioni generali che riformarono il calendario liturgico in
base alle indicazioni del Concilio Vaticano II; in seguito ad esse fu
data nuovamente importanza preminente alla domenica e alle festività
riguardanti Gesù Cristo, che hanno la precedenza rispetto alle feste
dei santi. In quell'occasione furono anche cancellate dal calendario
liturgico romano (ma non dal Martirologio) 25 feste di santi di cui non
si avevano notizie storiche sufficientemente fondate, tra i quali san
Mauro (15 gennaio), san Cristoforo (25 luglio), santa Barbara (4
dicembre). Nei decenni passati, alcune importanti festività
religiose hanno subìto spostamenti di data o modificazioni riguardo
agli effetti civili, in tante nazioni in seguito ad accordi bilaterali
col Vaticano.
L’Italia e la
Santa Sede hanno firmato un Concordato nel 1929, e lo hanno
“Rinnovato” nel 1984 con un Accordo che ha regolato i rapporti
tra lo Stato ormai repubblicano e la Chiesa Cattolica, rinnovata dal
Concilio vaticano II, nel rispetto dei principi della Costituzione
(Art. 7 c. 2). Vennero così introdotte innovazioni anche sulle
festività religiose. Col DPR 792/1985, poi, sono state definite
le feste religiose per l’Italia: “Sono festività religiose, ai sensi e
per gli effetti dell'art. 6 dell'accordo firmato a Roma: tutte le
domeniche; il 1° gennaio, Maria Santissima Madre di Dio; il 6 gennaio,
Epifania del Signore; il 15 agosto, Assunzione della Beata Vergine
Maria; il 1° novembre, tutti i Santi; l'8 dicembre, Immacolata
Concezione della Beata Vergine Maria; il 25 dicembre, Natale del
Signore; il 29 giugno, SS. Pietro e Paolo, per il comune di Roma”. Al
documentarista non è sfuggito che, da quell’anno, Craxi-Casaroli
“abolirono” (rispetto al Concordato di Mussolini-Gasparre, e con
buona pace di tutti; o quasi) la festa di San Giuseppe, quella di
San Pietro e Paolo (riservata a Roma), l’Ascensione e il Corpus
domini.
Il
1977 è stato un anno importante per la riforma delle feste religiose e
civili. Tutto deciso d’accordo col Vaticano. L'Ascensione (il
39.mo giorno dopo la Pasqua, era di giovedì, da allora si celebra il
42.mo giorno dopo la Pasqua, di domenica); il Corpus Domini (il 60.mo
giorno dopo la Pasqua, era di giovedì e ormai si celebra il 63.mo
giorno dopo la Pasqua, di domenica). La festa dell'Epifania, trasferita
alla domenica successiva nel 1977, è stata ripristinata al 6 gennaio
nel 1986. La festa della Repubblica, 2 giugno, spostata alla prima
domenica di giugno, è stata ripristinata nel 2001. Ora, per motivi
“economici” rischia la mobilità. Sempre nel 1977 furono abolite le
solennità civili dell'11 febbraio (anniversario dei Patti Lateranensi),
e del 4 ottobre (S. Francesco d'Assisi).
Meditate gente, meditate.
Chi è al potere ha sempre comandato le feste. I Romani imposero
anche la terminologia: fas est (= festività), nefas est (= lavorate,
schiavi!). Ma io, vecchio prof, che
obbedisco in piedi (come don Primo Mazzolari). Si può fare, si può
cambiare. Basta volerlo. Se dipendesse da me, lascerei solo la festa di
tutti i santi.
Consiglio al Prof Pappalardo di
rileggersi: la costituzione conciliare “Sacrosantun Concilium”
del 4 Dicembre 1963 sulla Liturgia (se non ha tempo, almeno i nn.8, 92,
104, 108 e soprattutto il 111); la lettera Mysterium Paschale (sui
Santi) di Paolo VI, del 1969; il Nuovo Concordato e il DPR 792/85.
Giovanni Sicali,
fuori servizio
giovannisicali@gmail.com