Che fine ha fatto la scuola di Selva Candida?
(di Marina Boscaino, il Fatto Quotidiano 22
agosto 2011 )
Tra le tante segnalazioni che mi arrivano – episodi di malascuola,
soppressioni di diritti a cui stiamo rischiando di fare il callo,
provvedimenti discutibili, ricorsi – uno mi ha colpita per la sua
anomalia.
Siamo tutti sensibili al grido di allarme dei rappresentanti degli enti
locali che, in maniera effettivamente trasversale, dopo l’annuncio dei
contenuti della manovra bis, ci hanno spiegato come le amministrazioni
non potranno più, a causa dei tagli, far fronte alle richieste della
cittadinanza. Che pagherà direttamente – anche questa è un’abitudine
pericolosa, in un Paese caratterizzato da percentuali straordinarie di
evasione fiscale – il prezzo di sacrifici che tutti dovrebbero
affrontare. Il sindaco di Roma, Alemanno, è stato tra i più indignati
protagonisti della protesta degli amministratori locali: i tagli
ricadranno su trasporti, scuola, viabilità, infrastrutture, vita
quotidiana, insomma.
L’anomalia del caso che sto per raccontarvi è costituita dal fatto che,
per una volta, i soldi ci sono. Ma non si sa che fine abbiano fatto. E,
se la fine è quella dichiarata, non si capisce perché non vengano spesi.
Selva Candida, periferia nord-est di Roma: uno degli innumerevoli
quartieri sorti non da un preciso progetto, ma dall’espansione
indiscriminata di un’edilizia (inizialmente, siamo negli anni ’70,
abusiva) incauta e forsennata, irrispettosa di qualsiasi criterio di
ragionevolezza urbanistica e di rispetto per le condizioni di vita in
una città difficile e caotica come Roma. Negli anni la gente è andata
ad abitare lì, senza che venisse avviato un progetto di servizi e di
infrastrutture in grado di soddisfare la domanda: ma non ci parlano da
sempre di valorizzazione delle periferie? Coppie giovani, con figli:
necessità di scuole. Nel 2007 viene presentato il piano per una nuova
scuola elementare, si individua l’area, si stanziano i fondi (5 milioni
di euro), si stimano 2 anni per la conclusione dei lavori (consegna
entro febbraio 2009). Durante i primi rilievi viene trovato un pozzo
romano, e tutto si blocca. I bambini di zona rimangono senza scuola e
continuano ad essere costretti a spostarsi nei quartieri limitrofi per
frequentarne una. Dal Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e
Manutenzione Urbana è emerso che la Soprintendenza ha dato il parere
favorevole all’edificazione in data 01 Marzo 2011, i soldi per la
costruzione sono già accantonati in bilancio, l’appalto è stato già
affidato all’impresa appaltatrice. Ma nulla si muove.
È stata organizzata una raccolta di firme, depositate il 6 luglio.
Un’altra storia di ordinaria incuria, aggravata dal fatto che
l’emergenza della situazione non spinge l’amministrazione locale a dar
conto ai cittadini di che fine abbiano fatto i 5 milioni, né quali
siano le intenzioni per il futuro. Farragine della macchina burocratica
o storno verso altre destinazioni? Non è dato sapere, nell’epoca
(presunta) della trasparenza e della rendicontazione.
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