
Scopriamo, durante la lettura del libro le tante Italie, come lui dice, perché c’è l’Italia delle valli e quella delle provincie, quella dell’Appennino desolato e popolato dalla migrazione degli ultimi anni e quella dei tanti paesini del sud, quella dei centri urbani e dei quartieri storici, quella delle borgate e delle periferie. Sono tutte Italie, Italie vere, con le loro problematiche locali e le loro esigenze territoriali, che si confrontano e risultano diverse tra loro ma non per questo devono essere divise o per lo più classificate secondo una logica di priorità ideologico-politica, ma semmai la logica applicata deve essere puramente razionale, accantonando sentimentalismi di parte di tipo logistico-regionale, ricordando il valore portante di una coscienza unitaria. Ongini è stato tra i primi a prefigurare lo scenario di una scuola multietnica, quando questo termine appariva ancora ai più come un neologismo e l’autore lo confessa “ho scoperto subito cose molto interessanti. La motivazione degli studenti stranieri, ad esempio, superiore a quella di molti coetanei italiani”. Da qui la constatazione che le classi italiane, intese come fatto culturale, esprimono un certo carattere civico, tipicamente, italiano e sicuramente non da intendere come modello eccelso. Descrive la realtà di una scuola del sud, in particolare nella città di Palermo, dove nel centro storico, vicino alla stazione, c’è una scuola con circa cinquecento alunni di cittadinanza non italiana. Avvicinandosi ad una insegnante e chiedendole come andava il lavoro didattico nelle classi, risponde che il problema non sono gli stranieri, sono gli “altri”, gli italiani. E così risalendo verso nord esiste la realtà degli indiani sikh che hanno il culto dell’essere bravi a scuola e di svolgere lavori che gli italiani non vogliono più fare. E ancora la realtà delle scuole che si trovano nelle montagne del cuneese fino ai quartieri periferici di Torino, Milano e Roma. E, ancora, le iniziative egregie come nel caso dei due sindaci di due piccoli comuni del nord, che sono riusciti a non far chiudere le rispettive scuole per l’arrivo degli studenti indiani sikh giunti dalle campagne lombarde. Ma la stessa cosa è accaduta in Calabria, con l’arrivo di piccoli rifugiati dal Kurdistan e dall’Afghanistan. La scuola italiana multiculturale è il miglior racconto intorno alla scuola attuale in generale, dice l’autore. Risulta necessario attenzionare una scuola che valorizzi azioni e progetti già virtuosi in contrapposizione a tante definizioni e racconti spesso fuorvianti.
Il libro Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale di Vinicio Ongini, presenta attraverso questo racconto-inchiesta la realtà della scuola di oggi.
Il libro è edito dalla casa editrice Laterza, pp. 170, 2011, euro 15.00, prefazione di Tullio De Mauro.
Rosita Ansaldi
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