Studiare vuol
dire indagare, analizzare, osservare attentamente qualcosa o qualcuno,
in altre parole applicarsi con metodico impegno per apprendere una
disciplina o un argomento, servendosi di libri ( non di insulsi “
libroni rossi “ ) o altri strumenti. Studiare è il nostro primo
mestiere di homo sapiens e rappresenta un agire indispensabile come
esseri viventi che cercano di sopravvivere. Si potrebbe dire che..chi
meglio studia...meglio sopravvive, per cui la scuola dovrebbe
rappresentare il luogo in cui si insegna a studiare per
sopravvivere meglio. Quindi insegnare a studiare significa addestrare
uno studente al saper rivolgere maggiore attenzione e intenzione
su di un contenuto disciplinare al fine di estrapolarne maggior
conoscenza e competenza. La comprensione di un argomento è la
combinazione di tre componenti fondamentali: l’interesse verso
qualcosa, la capacità di rivolgersi verso questa cosa con una qualche
forma di metodo (approccio strutturalmente ordinato alle informazioni o
voce da studiare), la capacità di saper o poter duplicare (farne una
sintesi nella propria mente) quella cosa che si sta studiando.
Rituffiamoci nello spiacevole mondo della prova preselettiva del
concorso DS, qui lo studio non è di casa, lo è invece la
costrizione dell’imparare a memoria tutto ed il contrario di tutto, per
dimostrare un indottrinamento servile verso chi può lanciare “ l’osso “
di una migliore posizione sociale ed una più alta retribuzione
economica. Nel premettere che sono solidale con tutti i docenti, idonei
e non, che preparano con abnegazione, da anni, questa prova
concorsuale, non posso nascondere che considero questa
costrizione dell’imparare a memoria una sorta di Forche Caudine
dell’istruzione. “ Passare dalle Forche Caudine “ è un modo di
dire che risale addirittura all’antica Roma, e precisamente alla
Seconda guerra sannitica, significa, infatti, subire una grave
umiliazione o una prova mortificante. Interessante è l’osservazione del
fatto che oltre l’umiliazione morale, la pena fu pure fisica:
infatti i Romani, consoli in testa, vennero sodomizzati. L’episodio
sembra essere all’origine del modo di dire che associa la fortuna alle
dimensioni del sedere: chi aveva un grosso ano soffriva meno la
violenza dei Sanniti ed era perciò più fortunato degli altri. In questo
articolo non si vuole fare alcun riferimento alla ipotetica e virtuale
“ sodomizzazione “ culturale ed intellettuale di chi ha partecipato a
questa preselezione, ma è evidente che molti di coloro che
sono stati fatti idonei, hanno avuto più fortuna, a parità di
tempo dedicato nell’imparare a memoria, di altri colleghi risultati
inidonei. E’ difficile capire la logica selettiva tra chi ha ottenuto
81/100 e chi invece 79/100, in una prova piena di errori
sostanziali. Insomma è stata anche una questione di “ lato b “, e
quindi ben vengano tutti i ricorsi possibili.
Aldo Domenico
Ficara
aldodomenicoficara@alice.it