Che in ogni concorso
qualche furbetto tenti di copiare è nell’ordine delle cose. Ma che a
infilare i bigliettini nel vocabolario sia chi aspira a diventare
dirigente scolastico - nell’immaginario collettivo ancora
«l’integerrimo», «il giusto», «il sanzionatore» - colpisce. Dispiace.
Crea smarrimento. Eppure è successo.
È successo che, mercoledì scorso, primo dei due giorni di prove scritte
dell’ormai celebre concorso nazionale partito con i contestati quiz,
nove candidati si siano fatti buttare fuori dal D’Azeglio. Il liceo
classico di via Parini, vicino a Porta Nuova e al metrò, era stato
scelto per accogliere i 460 docenti e vicepresidi che, su 1500, avevano
superato la preselezione di ottobre. Studenti a casa due giorni,
quindi, e professori di greco e latino a scuola, trasformati in addetti
alla vigilanza dei colleghi impegnati nell’esame (sotto la direzione di
una commissione ministeriale). A disposizione dei candidati,
vocabolario e testi di legge non commentati. Niente cellulari, ovvio,
bigliettini e appunti
«utili».
«Nella mia aula - racconta un candidato - ci sono stati due casi. La
commissione girava tra i banchi, ha aperto qualche vocabolario e due
sono risultati “farciti”». In quel momento, i docenti che avevano
violato le regole (inflessibili con i loro allievi?), deve essersi
sentito ringiovanito di colpo. «Deve aver provato quella vergogna che
da ragazzo, chissà, aveva provato in analoga circostanza», commenta un
altro aspirante alla dirigenza.
Ma ringiovaniti si sono sentiti anche i candidati che onestamente
faticavano sul tema (l’evoluzione della figura del dirigente scolastico
negli ultimi decenni). «Dov’ero io non è accaduto nulla di strano, ma i
colleghi che sorvegliavano - racconta una docente - ci aggiornavano sul
numero degli espulsi: cinque, sette, nove. La commissione è arrivata
anche da noi a controllare. Mi è venuta l’ansia, per un quarto d’ora
non sono più riuscita a scrivere. Mi dicevo: tranquilla, la maturità
l’hai già data...». Atmosfera tesa, insomma.
«Quei docenti non hanno fatto certo una bella figura. Non hanno
ricevuto sanzioni, ma la sanzione vera è l’espulsione», dice il
direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Francesco De Sanctis. «In
queste prove c’è sempre chi ha il desiderio di avere a disposizione
“qualcosa di rassicurante”, ma quelle persone hanno esagerato. Sappiamo
- aggiunge - che anche altrove è successo, in Puglia, per esempio. Noi,
comunque, abbiamo dimostrato di aver controllato». A livello nazionale
il Piemonte è stata la regione dove le prove si sono svolte nel modo
migliore. «Le nostre tracce non hanno ricevuto critiche. Tra l’altro,
erano talmente aperte che non c’era nulla da copiare», conclude De
Sanctis.
Per il direttore dell’Ufficio Scolastico Territoriale Alessandro
Militerno «l’espulsione di una decina di candidati è stata una
sorpresa. Avrebbero dovuto raggiungere i massimi livelli della
dirigenza della scuola, invece si sono comportati come i loro allievi
dodicenni». Per Tommaso De Luca, presidente dell’Asapi, l’Associazione
delle scuole autonome del Piemonte, «il preside manager non dovrebbe
dimenticare quello che è stato ed è il suo primo mestiere, l’educatore.
E al mattino dovrebbe sempre potersi guardare allo specchio».
(da La Stampa di Maria Teresa Martinengo)
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