«Primo:
devono incontrarsi domanda delle scuole e offerta concorsuale. Secondo:
devono esserci concorsi a cattedra. Terzo: i concorsi siano periodici».
Intervista
a Max Bruschi, ex consigliere del ministro Gelmini
«Credo che la scuola, che è il fondamento della crescita di un
paese, debba ricevere un’attenzione diversa rispetto a quella che c’è
stata fino ad oggi» ha detto il ministro per l'Istruzione,
Francesco Profumo. Per questo occorre un piano organico, e soprattutto
un nuovo concorso, «un tema su cui lavorare» entro il 2012.
Tempi.it ha chiesto un commento a Max
Bruschi, presidente del Cisem di Milano ed ex consigliere del ministro
Gelmini, che ha ideato la riforma sui licei.
Mariastella Gelmini aveva cercato di sbloccare la spinosa questione dei
Tfa (Tirocini formativi attivi), proponendo di abilitare 23 mila
persone. Ora la situazione è in fase di stallo. Quali sono i possibili sviluppi?
«Sul tema della formazione c’erano molti adempimenti attuativi da
fare: alcuni decreti avevano bisogno solo della firma del ministro e
della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, altri di un passaggio
dalla Corte dei Conti: sono stati portati a termine prima del cambio di
governo e attendono oggi la fine dell’iter formale. In particolare due provvedimenti, quelli
relativi ai numeri del Tfa e delle nuove lauree magistrali, hanno
bisogno del nulla osta da parte del ministero dell’Economia e di quello
della Funzione pubblica. Ipotizzo che si stia aspettando il parere dei
due ministeri. Senza il loro assenso, non si può procedere. E
solo se il reclutamento del personale docente resterà, dopo esserci
faticosamente entrato, nell’agenda del nuovo governo, c’è la
possibilità che una proposta condivisa e di veloce attuazione possa
tagliare uno dei nodi da oltre dieci anni irrisolti che strangolano il
sistema scolastico».
Perché da 13 anni non ci sono
più concorsi pubblici?
«Il problema è trasversale. In molti hanno sognato la grande riforma ed
è mancato il coraggio di procedere nel frattempo con i concorsi.
Berlinguer cercò di risolvere il problema del reclutamento, ma fallì,
perché il sistema così come se l’era immaginato saltò completamente.
Fioroni non riuscì a procedere, la Moratti venne stoppata proprio sulla
parte concorsuale, la Gelmini aveva iniziato ad affrontare il tema in
procinto di avviare la nuova formazione. Insomma, c’è una difficoltà
oggettiva, dettata dal passaggio da una posizione di principio
(“bisogna riattivare quello che è già previsto dalla legge, cioè il
cosiddetto secondo canale del reclutamento”) alla sua traduzione in
atti amministrativi. È una storia piuttosto brutta da raccontare: dai sindacati alle lobby, passando per le
amministrazioni, ciascuno ha contribuito a creare un sistema che non è
facilmente governabile. Io vedo nel regolamento concorsuale l’unica
via. Con alcune precisazioni».
Spieghiamole.
«Primo: la creazione di un incontro
tra domanda delle scuole e offerta concorsuale. Il che diventa
possibile solo creando una graduatoria anche in base ai titoli
professionali, cioè alle tipologie di docenti maggiormente richiesti
dagli istituti scolastici.
Secondo: che ci siano concorsi a
cattedra.
Terzo: nell’impianto del regolamento
si deve inserire un elemento di periodicità. In Italia ogni
concorso viene vissuto come l’ultima spiaggia. E non è civile. In
Francia, ad esempio, un candidato sa che ogni due anni ha la
possibilità di sedersi davanti alla commissione».
Quante probabilità ci sono che il “maxi-concorso” evocato da Profumo
venga indetto entro la fine del prossimo anno?
«Lo chiamerei semplicemente concorso, in nome di una regolarità che
dobbiamo necessariamente ricostruire. Dovrebbe trattarsi di una
condizione di normalità. Credo che entro quest’anno scolastico sia
possibile far partire un nuovo regolamento concorsuale, sono necessari
sei-otto mesi. Altrimenti, ci sono ancora le regole del vecchio
concorso, ma sarebbe un peccato, perché sono un po’ desuete. Al
regolamento seguono i bandi. E quindi una valutazione
politico-amministrativa: sarà il ministro a valutare se sia più
opportuno indire un concorso il prima possibile, per sfoltire e creare
una “corsia di sorpasso” alle presenti graduatorie, o aspettare il
termine del primo ciclo della nuova formazione iniziale».
E se si dovesse aprire un
concorso aperto ai soli abilitati, prima della conclusione del primo
Tfa?
«Ritengo che i laureati che hanno conseguito il titolo negli ultimi tre
anni potrebbero fare ricorso contro il provvedimento e ci sarebbero dei
problemi. Se invece si andasse a cadenzare il primo appuntamento
concorsuale col nuovo regolamento al termine del primo corso di Tfa,
tutti avrebbero le stesse opportunità. Sarebbe la migliore risposta
alle istanze di “largo ai giovani” di cui parla il ministro».
(da http://www.tempi.it di Di Chiara Sirianni)
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