In ricordo
di Miriam Mafai
Sarebbe riduttivo ricordare Miriam Mafai solo come giornalista e
scrittrice, perché la sua vita e la sua carriera hanno segnato qualcosa
di fondamentale per tutto il paese. Nei suoi 86 anni vi era gran parte
della storia di Italia: dall’antifascismo militante al femminismo
politico; dalle file del Pci alla presidenza della Federazione
nazionale della stampa italiana.
Nata a Firenze nel 1926, visse la guerra e le leggi razziali in prima
persona – la sua famiglia era per metà cattolica e per metà ebrea –
tanto che nel 1938 venne espulsa dal ginnasio. Mai un cenno di paura,
solo volontà di partecipare a combattere l’ingiusto, così nel ’43 è a
Roma a distribuire volantini contro l’occupazione tedesca e nel ’48 è
assessore del Comune di Pescara con il Pci di cui si occuperà della
gestione degli aiuti agli sfollati, dei “ragazzini che non possono
andare a scuola perché non hanno nemmeno le scarpe“.
Affianco all’impegno politico nel partito vi fu anche l’impegno a
favore della causa femminista. Suoi gli importanti interventi, anche
televisivi, a favore del divorzio, dell’aborto, dei referendum,
arrivando a parlare di fecondazione artificiale e dibattendosi anche
con il papato, proclamando a gran voce la laicità dello Stato.
La sua formazione giornalistica arrivò a grandi risultati già dal ’44
quando venne assunta nell’ufficio stampa del neo-nato Ministero
dell’Italia occupata. Da lì iniziò una carriera che la vide inviata a
Parigi per Vie Nuove, redattrice parlamentare per l’Unità, direttrice
di Noi Donne, inviata speciale per Paese sera, fra i fondatori del
quotidiano La Repubblica nel 1976, fino ad essere presidente della FNSI
dal 1983 al 1986.
La ricordiamo ai nostri lettori, con uno dei suoi articoli, un
''corredo pedagogico'' per le giovanissime italiane generazione
terzomillennio.
Giusi Rasà
Conquistare il successo
senza trucchi né colpe
''Corri, bambina,
corri…,
tu che hai buona la testa, le gambe e il cuore.
Corri senza
rallentare davanti agli ostacoli, alla stanchezza, alla nostalgia (che
pure talvolta ti coglie) del tempo della lentezza e della protezione.
Corri per arrivare
dove avevi deciso, per soddisfare il tuo sogno e la tua ambizione. La
modestia, la rinuncia alle proprie ambizioni, se pure riuscirono,
segretamente, a nutrirle, fu il connotato delle donne delle generazioni
che ti hanno preceduto, donne educate alla modestia e alla
rassegnazione, a mettersi al servizio dell’ ambizione del maschio della
famiglia, fosse il marito, il fratello, il figlio. Tu sei diversa, tu
hai deciso di arrivare dove ti sei proposta.
Tra le donne che
oggi hanno successo, molte portano nomi illustri. Hanno successo,
dunque, per diritto ereditario. Tu non hai un nome illustre, né una
famiglia importante alle spalle, ma hai buona la testa, le gambe e il
cuore.
E hai diritto a
correre, e ad arrivare prima se la corsa non sarà truccata.
Noi, della
generazione che è venuta prima di te, una generazione che si è
impegnata nella corsa, che spesso ha vinto, che più spesso ha perso, ti
daremo una mano, se ce la chiederai. Ma tu devi sapere che hai diritto
a una corsa non truccata, che hai diritto al successo''.
Miriam
Mafai