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Natura e Co-Scienza: La fotosintesi clorofilliana fonte della vita (parte I)

Redazione
Gli antichi Egizi raffiguravano il disco solare sormontato dal simbolo della vita o della croce ansata o ankh, che ha il significato di vita terrestre, di immortalità e di armonia degli opposti o meglio dei complementari, senza la quale sopravviene la morte e la fine di ogni cosa. Tale  simbolo richiama l’integralità e la ciclicità della vita ed è di immediata e facile comprensione, cioè dalla radiazione del Sole con l’interazione delle piante sono elargiti a tutti i viventi i doni della luce, del calore, della vita e dei cicli terrestri, interpretati in forma simbolica dalla croce a T o “tau”  e dall’elisse posta sopra.
Inoltre in molte raffigurazioni murali dei templi egiziani il disco solare è  irradiante dei raggi, ognuno dei quali termina con una piccola mano che dona l’ankh, cioè la vita.
Tale simbologia è di una disarmante quanto stupefacente semplicità e tuttavia comunica chiaramente all’osservatore la complessità del mondo e che la vita sul nostro pianeta dipende interamente dalla radiazione solare, cioè dalla stella a noi più vicina e dai vegetali che riescono, con la fotosintesi clorofilliana, a catturarla e a trasformare l’energia elettrica generata dalla luce in sostanza, che è di nutrimento per i vegetali stessi e tutti gli altri  viventi.
Ed allora ciò che è intorno a noi, noi stessi e il cibo che mangiamo tutti i giorni, non è altro che Luce condensata e solidificata.
Conseguentemente la luce del Sole è principio ed essenza di ogni cosa, dell’integralità e ciclicità della vita.

In effetti presso gli antichi Egizi un posto preminente e centrale nella loro cultura e nel loro sapere era occupato dalla ciclicità della vita e dal culto del Sole, che ponevano entrambi alla base del mondo visibile, della Natura e del mondo  invisibile.
Non si sbagliavano, perché contrariamente a ciò che la gente ritiene, gli antichi non erano una massa di ignoranti superstiziosi, ma erano ben consci di molti aspetti della vita e della natura.
Difatti la luce nell’Universo costituisce una rarità in quanto il buio è dominante ed è di fondamentale importanza per tutti i viventi, in quanto con la fotosintesi clorofilliana essa si trasmuta e diventa ogni cosa che ci circonda e il nutrimento per tutti i viventi.
In modo analogo il simbolo del Tao o della Via della filosofia orientale cinese esplicita, il movimento, l’energia, la ciclicità della vita, l’unità e l’armonia dei due principi complementari:  yin e yang, femmina e maschio, positivo e negativo, luce ed oscurità, etc..
In più il simbolo del Tao, che è circolare e composto da due parti rotanti in ognuna delle quali racchiude in seme l’opposta, svela la sinergia dei due principi, che il cuore e la mente impiegano per conformare specificatamente il mondo, che così diventa, per fortuna solo in qualche misura e modo, lo specchio di noi stessi. Tale simbolo svela anche come siano possibili la fotosintesi clorofilliana e i principali fenomeni energetici terrestri. Infatti per qualsiasi effetto fisico e movimento, cioè per avere l’energia per i fenomeni fisici, è indispensabile un seppur momentaneo squilibrio nel sistema di riferimento delle due polarità motrici universali (positivo - negativo, luce – ombra, etc.)  in cui si divide l’energia unica (Teoria del campo unificato / Campo di Higgs) per originare la manifestazione fisica.

Al riguardo bisogna considerare che in generale i sistemi interagiscono tra loro e che per la loro stabilità, tendono ad una condizione di minimo contenuto di energia o di simmetria ed è quindi la modificazione o l’alterazione di questa condizione, dovuta all’interazione tra una parte in equilibrio con un’altra che non lo è, che innesca, mediante diverse sollecitazioni, tutti i processi energetici. Nella fotosintesi la radiazione solare da sola sarebbe quindi inutile se non avesse alcuna interazione e fusione con altre parti e, in particolare, col sistema dei cloroplasti delle foglie, i quali con la perdita per brevi istanti della condizione di stabilità della molecola della clorofilla, sono in grado di assorbirla e di convertirla in una forma utilizzabile da loro stessi e dagli altri esseri viventi, che inserita successivamente nei cicli terrestri (geologici e biogeochimici), cambia e si trasforma per conformarsi alla struttura ed alla funzione necessarie ad ogni stadio degli stessi.
In più la radiazione solare visibile non è l’unica ad essere coinvolta nella fotosintesi clorofilliana, in quanto la luce si compone della parte elettromagnetica (visibile e/o rilevabile), che è circa il 5%, e della parte definita debole, oscura o nera (invisibile).    Queste componenti della luce sono l’una complementare dell’altra ed aspetti diversi di un’unica cosa, tant’è che si riuniscono nel campo “Elettrodebole” o di Fermi, il quale insieme ai campi Gravitazionale e Nucleare, costituisce una delle tre forze universali definite dall’acronimo di GEN (Gravitazionale, Elettrodebole e Nucleare).  Gran parte della luce è definita impropriamente oscura, nera o debole (con una frequenza di 10 elevato alla 26 di Hz, ovvero di 1 seguito da 26 zeri di Hz), proprio perché di norma è invisibile ai nostri occhi e non è rilevata dalla strumentazione, tranne che dagli acceleratori di particelle abbastanza potenti;  essa, inoltre, ha un campo non simmetrico alla temperatura ordinaria, non interagisce col campo elettromagnetico, né soggiace allo spazio e al tempo e alle leggi fisiche che conosciamo. 

È una luce misteriosa ed allo stesso tempo una vera meraviglia, che l’ultimo verso della Divina Commedia di Dante Alighieri identifica:  “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII), perché forse è proprio l’Amore che promana tale splendore, che invisibilmente avvolge e si sottende ad ogni cosa ed essere.     Tale luce pesante o debole è costituita dai bosoni vettoriali W+, W-  e dal fotone pesante  Z°, che ha una massa 100 volte maggiore del protone, per la cui scoperta, avvenuta al CERN di Ginevra nel 1983, ai fisici C. Rubbia, G. Glashow, S. Weinberg, A. Salam, è stato attribuito il premio Nobel.   In poche parole, ciò che si verifica in Natura non è ciò che è realmente, essendo la base situata al di fuori dell’abituale dominio spazio-temporale e dai nostri sensi.    In particolare nella fotosintesi clorofilliana, che avviene nelle parti verdi dei vegetali, è probabile che l’informazione o il messaggio della luce debole od oscura, identificabile più propriamente come irradiazione della coscienza e del cuore universali, insieme alla radiazione solare di lunghezza d’onda compresa tra 430 nm e 660 nm sia ciò che determina la modificazione nel sistema di riferimento, che interagisce con le altre parti coinvolte nel processo per risonanza in un commuoversi, cioè in un muovere insieme per convertire la luce in materia, mediante la fusione armoniosa degli stati della sostanza (Terra, Acqua, Aria, Fuoco), che gli antichi egizi chiamavano Nun, derivati dalla differente condensazione e solidificazione della luce.

Verosimilmente nella fotosintesi clorofilliana, l’informazione e lo squilibrio del sistema necessari per ottenere l’energia derivano dal campo debole (etere - energia radiante), dalla sua non simmetria e dai bosoni vettoriali  Z°, W+ e W-  , che così interagiscono con i tessuti vegetali contenenti la molecola della clorofilla che ha legami singoli e doppi reattivi alla luce, le cellule, Il DNA che si avvolge a spirale aurea e che è il trasduttore dell’informazione, le radiazioni elettromagnetiche e i fotoni della luce visibile, che in sinergia e con varie reazioni nel corso del processo trasmutano la luce in materia o forma.
Infatti il campo elettromagnetico a temperatura ordinaria è simmetrico, mentre il campo debole  non lo è, perché esso è tale solo alle alte temperature ed è la sua asimmetria che attiva l’interazione e fornisce l’energia alla transizione di fase, per la condensazione e la solidificazione della luce così come succede, analogamente e ad esempio, allorquando il vapore acqueo passa allo stato di ghiaccio.

L’ipotesi che qui si propone, in considerazione di alcuni aspetti poco chiari e dell’effetto ad imbuto osservati nella fotosintesi clorofilliana, è che nel processo siano coinvolte molte più parti di quelle sinora conosciute, che sono tra loro integrate e in risonanza ad una frequenza in sintonia col numero d’oro 1.618 – 0,618 e ciò in virtù dell’informazione e della non simmetria del campo debole, che così è in grado di interagire con quello elettromagnetico, la clorofilla dei cloroplasti, le cellule, il DNA in funzione di sistema trasduttore dell’informazione, in modo da produrre la compressione coerente delle onde sinusoidali della luce e la loro conseguente implosione, che con la formazione di vortici doppi ed opposti simili a dei micro tornado nella sostanza universale (centrifugo e centripeto, passato e futuro), determina la condensazione e la solidificazione della luce, da cui infine scaturisce la materia specifica.   È da aggiungere che quanto accade nella fotosintesi, riguardo soprattutto all’implosione, non solo è estensibile in generale a tutti i fenomeni di materializzazione, ma costituisce anche la base della tecnologia del futuro, in armonia con la Natura e l’uomo. Ad esempio l’implosione, che è il fenomeno opposto all’esplosione, è alla base  della costruzione del motore a free energy  “repulsine”  di Viktor Schauberger, costituito da componenti tubolari a spirale aurea. E la cosa incredibile è che il campo debole è in relazione con le raffigurazioni sacre dell’iconografia e cioè alle immagini di vari personaggi, che hanno l’aura irradiante dal corpo e al sapere degli antichi egizi, che attribuivano agli esseri viventi ed all’uomo vari corpi oltre al fisico, cioè il corpo di luce. Difatti l’aura e il corpo di luce potrebbero essere il risultato della luce debole, oscura o nera, in interazione informazionale con la materia e il campo elettromagnetico, che in condizioni particolari diviene  visibile agli osservatori.

Questa luce, in considerazione della notevole massa del fotone Z°, ha caratteristiche diverse da quella elettromagnetica e dovrebbe apparire come una luce cristallina quasi granulosa, variamente colorata, dallo splendore vivo, diffuso ed ammaliante, che non disturba affatto la vista.   Nella fotosintesi clorofilliana intervengono dunque diversi elementi e fattori, alcuni dei quali ancora  sconosciuti, mirabili e straordinari che sono ancora da scoprire e da verificare.  In termini specifici e in ordine a ciò che conosciamo della fotosintesi clorofilliana, l’assorbimento della luce o dei fotoni nei cloroplasti porta ad una prima conversione in energia di eccitazione elettronica, cioè l’elettrone passa da un livello energetico fondamentale ad uno eccitato o più alto. Tale stato dura brevissimo tempo e l’elettrone ritorna, per la propria stabilità, allo stato originario restituendo l’energia assorbita dalla luce o sottoforma di fluorescenza (avviene quando la clorofilla è in soluzione) o mediante il trasferimento dell’energia ad un'altra molecola vicina per risonanza induttiva o ancora per spostamento dell’elettrone.

Nella fotosintesi clorofilliana si riscontrano le due ultime alternative e quindi si ha il trasferimento di energia per risonanza induttiva, che si trasmette alle molecole adiacenti sino  giungere al centro reattivo formato da due molecole di clorofilla “a”  in cui avvengono le reazioni di ossidoriduzione o redox, che inducono il magnesio al rilascio di due elettroni, che passando in una catena di trasporto (chinoni, proteine, clorofilla, etc.) producono con l’energia elettrica e nel prosieguo le trasformazioni.  Siccome ogni sistema perturbato per la propria conservazione tende subito a ripristinare l’originaria  condizione di minimo contenuto d’energia, per colmare la lacuna elettronica del magnesio, nella fotosintesi clorofilliana interviene la molecola dell’acqua, la quale presumibilmente ossidandosi ed attraversando un  cristallo cubico composto da manganese e calcio (Mn4CaO5), chiamato complesso evolvente ossigeno, si rompe in ossigeno che è rilasciato in atmosfera e  in ioni H+ (protoni) e due elettroni, che vanno a colmare la lacuna elettronica del magnesio.     Tali modificazioni avvengono con l’intervento di alcuni composti e di due fotosistemi I e II (costituiti da proteine, clorofilla con altri pigmenti),  collocati nella membrana dei tilacoidi, che sono membrane che si trovano all’interno dei cloroplasti, caratterizzati da un diverso picco di assorbimento della radiazione luminosa (rispettivamente a 700 nm il PSI e a 680nm il PSII).

La cooperazione dei due foto sistemi I e II, con l’assorbimento contemporaneo della diversa radiazione luminosa a 700 nm e a 680 nm, migliora il rendimento della fotosintesi (effetto Emerson). Le molecole reagenti e gli elementi necessari alla fotosintesi clorofilliana, che a partire da sostanze inorganiche produce sostanze organiche ed ossigeno, sono: l’acqua, la luce e l’anidride carbonica, che in interazione tra loro nella membrana dei tilacoidi trasmutano la luce e il flusso di elettroni in ATP (Adenosintrifosfato) e in NADPH (Nicotinammideadenindifosfatoridotto), da cui nel corso delle reazioni, si hanno i prodotti quali l’ossigeno e il glucosio (nello stroma del cloroplasto). Le molecole prodotte dalla fotosintesi clorofilliana sono, in definitiva, luce addensata e solidificata e l’anello primo da cui si svolge la vita, senza le quali niente e nessuno può esistere ed essere.
Questo allora ci deve far riflettere e pensare come l’esagerato egoismo e materialismo dei nostri tempi sostenuti da discutibili sistemi sociali, economici, culturali e politici, basati per lo più sull’avidità, sulla competizione e sul profitto e che trascurano l’elevazione umana, l’ambiente e il verde, sono oramai nella disarmonia completa e creano le condizioni favorevoli al decadimento umano, sociale, culturale ed economico, inclusi la riduzione del lavoro e dell’occupazione, perché nessuna attività umana, produttiva ed industriale può essere considerata sostenibile a lungo senza  l’integrazione con la Natura e i suoi cicli.  Fare parte di uno scenario più vasto ed immenso ancora ci sfugge alla nostra percezione corrente, e il fatto grave è che la distruzione delle piante, alterando sempre più profondamente l’atmosfera, il clima, l’ambiente, il paesaggio, la produzione primaria terrestre e quella dell’ossigeno atmosferico in ogni parte del mondo, determina tutti i presupposti per la decadenza e l’estinzione della specie umana. 

Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it


La luce è catturata dalle foglie grazie alla clorofilla “a” nei cloroplasti e trasformata dapprima in energia elettrica e poi in energia chimica per essere utilizzata direttamente dalla pianta, per il proprio metabolismo e come cibo per tutti gli altri esseri viventi. In sintesi la luce e le foglie sono due aspetti diversi di un’unica cosa che è la Luce. È davvero un prodigio divino della Natura a cui sovente non prestiamo attenzione grazie al quale tutti ricevono dal Sole visibile ed invisibile il dono della vita
La luce è catturata dalle foglie grazie alla clorofilla “a” nei cloroplasti e trasformata dapprima in energia elettrica e poi in energia chimica per essere utilizzata direttamente dalla pianta, per il proprio metabolismo e come cibo per tutti gli altri esseri viventi. In sintesi la luce e le foglie sono due aspetti diversi di un’unica cosa che è la Luce. È davvero un prodigio divino della Natura a cui sovente non prestiamo attenzione grazie al quale tutti ricevono dal Sole visibile ed invisibile il dono della vita





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Postato il Domenica, 01 dicembre 2013 ore 08:00:00 CET di Michelangelo Nicotra
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