Le
notizie sui fiumi di immagini intercettate sul web e utilizzate dai
servizi di intelligence americani con tecniche di riconoscimento
facciale scatenano la preoccupazione a livello mondiale. In Italia,
arriva il prof. Acquisti dagli Usa per parlarne al CNR di Pisa. Appena
un mese fa, durante il 4° Privacy Day Forum, il prof. Alessandro
Acquisti aveva mostrato come attraverso un software di riconoscimento
facciale fosse possibile identificare gli utenti di Facebook
semplicemente da un'immagine del loro viso e conoscerne molte
informazioni personali, spesso dati sensibili, nonchè gli effetti
spesso sottovalutati che questi possono produrre su chi ne viene a
conoscenza, come ad esempio un direttore del personale che può essere
facilmente indotto a dare un posto di lavoro ad un candidato o a
scartarne invece un altro.
Ma se gli studi del prof. Acquisti presentati al CNR di Pisa il mese
scorso erano rivolti a una cerchia limitata di addetti ai lavori, le
ultime notizie sulle attività della National Security Agency che
intercetta milioni di immagini al giorno in internet, incluse circa
55.000 immagini di qualità con il riconoscimento facciale, hanno
turbato non solo i cittadini americani, ma quelli di tutto il mondo,
perchè risulta improbabile pensare a una raccolta selettiva nell'oceano
del web limitata a sole immagini di cittadini statunitensi.
Paradossalmente, il fenomeno mediatico che si è scatenato in questi
giorni a seguito della notizia pubblicata sul New York Times, porta
quindi all'evidenza un fenomeno non nuovo, già affrontato di recente in
Italia da Federprivacy, che aveva messo in guardia sui pericoli
derivanti dal micidiale "cocktail" delle nuove tecnologie, come quello
che si ottiene con la combinazione dei google glass e il riconoscimento
facciale.
E anche la portata degli impatti sociali e giuridici che potrà
comportare la cosiddetta "realtà aumentata" sulla nostra società, sono
in parte monitorabili ma al momento non completamente prevedibili.
Proprio negli Stati Uniti, la crescente consapevolezza del fenomeno
pare produrre effetti contrapposti, ad esempio in questo periodo da una
parte vengono ampiamente pubblicizzate nuove app come "NameTag", che
invogliano gli utenti a farsi riconoscere apertamente utilizzando il
proprio volto sul web con lo spot "presto il tuo volto potrebbe essere
il tuo biglietto da visita", indirizzando l'attenzione a social network
che potrebbero diventare rivoluzionari nel giro di pochissimo tempo,
come FacialNetwork. Per contro, un'altra tendenza è quella di ritenere
l'utilizzo della propria "impronta facciale" una pratica estremamente
invasiva, e in effetti mentre una password si può cambiare facilmente,
e un'impronta digitale si può coprire con un paio di guanti, cambiare
il proprio volto per evitare di farsi riconoscere diventa un'impresa
ardua, anche se, sempre negli Usa, sono state da poco lanciate nuove
"maschere facciali", come quelle prodotte da "URME Surveillance", che
sono vere e proprie protesi di lattice da applicare sul volto con
l'obiettivo di camuffare i propri lineamenti e sfuggire agli
inquadramenti delle telecamere di controllo puntate nei centri
commerciali, negli aeroporti, e nelle zone urbane delle città.
Se in America il progresso delle nuove tecnologie corre così tanto che
la privacy è una materia universitaria, e negli ultimi anni vi si sono
affermate anche figure professionali specializzate come i "privacy
officer", in Europa il background culturale del vecchio continente
tende spesso a far rimandare certe problematiche fino a che non sia una
legge a imporre un obbligo, o un'Authority che possa elevare una
sanzione, e dal gennaio 2012 siamo ancorati all'attesa del nuovo
regolamento UE attualmente in discussione a Bruxelles, che dovrà
mettere paletti sulla protezione dei dati personali più adeguati ai
tempi, ma che se non approvato in fretta potrebbe rischiare di
diventare obsoleto già prima di entrare in vigore.
Di cosa ci aspetta dietro l'angolo, e degli impatti giuridici che ci
sta per catapultare addosso l'era della realtà aumentata, se ne parlerà
di nuovo al CNR il 19 giugno, quando il prof. Alessandro
Acquisti, docente di information technology alla Carnegie Mellon
University di Pittsburgh (Usa), sarà in Italia per una speciale lezione
promossa da Federprivacy e dall'Istituto Italiano per la Privacy.
A beneficio dei partecipanti, dopo la lectio magistralis del prof.
Acquisti, l'Avv.Luca Bolognini svolgerà la seconda parte della lezione
per fare il quadro e tracciare il punto sugli impatti giuridici a cui
gli addetti ai lavori devono prestare attenzione per essere in regola
con la normativa sulla protezione dei dati, ma soprattutto per
rispettare la privacy degli utenti, e prevenire rischi di violazioni
del codice o trattamenti illeciti, che sono puniti penalmente, in certi
casi anche con la reclusione.
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