Speravo
nell'immediata rimozione della muraglia costruita sull'autostrada
A12 nel tratto che dal Viale XX Settembre di Marina di Carrara
corre verso Massa, lungo la parete laterale nord-est che si affaccia
sullo splendido paesaggio delle Alpi Apuane, indubbiamente tra i
fenomeni naturali più imponenti e straordinari al mondo. Ma le mie
piccole speranze sono cadute di fronte ai grandi interessi
preconfezionati, per i quali si può persino fare sparire un intero
paesaggio dietro orribili barriere antirumore.
A guardarlo dai campi di Villa Ceci, il muraglione antirumore edificato
con molta disinvoltura e tanti inutili disallineamenti
sembra un grosso bastione di contenimento murario
costituito da pannelli opachi che specie nel tratto di circa 500
metri, tra i più belli dell'intero percorso, annullano la vista delle
Alpi Apuane, determinano una gravissima alterazione del paesaggio e
deprimono in modo violento il senso del bello,con conseguenze non prive
di pericoli a danno dell'ambiente e dell'immagine
complessiva di tutto il territorio. Basta dare un semplice
sguardo per capirlo, come invece non si capiscono le continue alternanze
di barriere antirumore opache con altre trasparenti
una volta superato il tratto che ho indicato.
Non so con esattezza per quale motivo nessuno si sia accorto finora
dell'orribile mostruosità, forse perché essa occupa i circa cinquecento
metri sporgenti all'interno, verso Villa Ceci, e dunque riesce poco
visibile dall'esterno in tutta la sua bruttezza volgare. Neppure gli
amministratori locali,gli ambientalisti di professione o di vocazione,
sempre attenti con clamore alla tutela del patrimonio artistico e
naturalistico,hanno potuto sollevare dubbi né tanto meno contrastare il
compimento dello scempio del paesaggio, l'oltraggio all'ambiente e
l'offesa inaudita ad un contesto paesaggistico tra i più preziosi
ed esclusivi. Soltanto una brava e coraggiosa giornalista de "La
Nazione" di Carrara, Cristina Lorenzi, si è assunto il compito ingrato
di rappresentare la situazione di fatto e di indicare i pericoli
visivi, percettivi e strutturali,venendo incontro alle ragioni della
concreta difesa ambientalista. Si ripristini perciò al più presto,da
parte di Autostrade per l'Italia, l'ordine logico e naturale delle cose
e si utilizzino, se mai, i più validi e moderni dispositivi antirumore
per esaltare le bellezze della natura e valorizzare il paesaggio,
anziché per offenderlo e distruggerlo. E ciò non può avvenire solo in
territorio carrarese e toscano, giacché si tratta di argomento
universale.
Il caso carrarese è un vero e proprio rifiuto,da parte di chi ha una
visione solamente materialistica, di un bello di natura che
dovrebbe coinvolgere tutti gli esponenti di tutte le classi sociali,
giacché tutti possiedono un "gusto" verificabile e documentabile. Ogni
soggetto ha il proprio "gusto", è vero, e con questo strumento
sentimentale egli è in grado di apprezzare in misura maggiore o minore
il senso del bello (e di goderne). Se ne viene privato per
determinate circostanze, come a Carrara, le operazioni di
deprivazione restringono la sfera estetica, intellettuale e morale
dell'individuo e abbassano lo stesso livello della sua umanità.
Insomma,il giudizio estetico può essere (ed è) relativo a ciascun
soggetto,ma non può essere del tutto cancellato in nessuno,tranne che
si perda l'oggetto naturale che lo determina.Qui è la sconfitta del
bello di natura.Se scompare l'esserci di un oggetto determinato come a
Carrara un intero paesaggio, soffocato in modo astuto tra i pannelli
opacizzanti e strazianti di una rozza muraglia, scompare anche l'idea
estetica o si riduce notevolmente la possibilità di
rappresentazione sul campo di quella che abbiamo chiamato bello di
natura e si perde la capacità di gustare il bello nella sua
stessa lingua verginale. Questo è in sintesi il senso che attribuisco
alla difesa dell'ambiente e del paesaggio,soprattutto da coloro che
hanno ricevuto un'educazione estetica accanto a tutte le altre
educazioni fondamentali.
Sarebbe davvero un fatto fortemente progressivo se venisse
trasformata la vecchia civiltà borghese dell'opportunismo di pochi e
delle palizzate carraresi in una nuova civiltà estetica per molti,e
addomesticare gli interessi costituiti e le sensibilità cristallizzate
per poter meglio proteggere il mondo esterno,custodirne con molta cura
le forme e farlo piacere a tutti in quanto vero "cosmo",
senza più legarlo ad una determinata utilità economicistica per la
quale bisogna sempre ricevere anziché dare. La scarnificazione
delle cave carraresi può fornire l'idea della quantità di marmo che è
stata ricavata strappandola alla bellezza e dell'utile che
alcuni hanno ottenuto senza offrire apprezzabili qualità e
visibili conseguenze di bellezza alla comunità. Questo è in fondo
il pensiero più generale che si fa strada quando ci si avvia per una
riflessione critica,, sia pure sintetica, sulla muraglia della A12 a
Marina di Carrara.
Salvatore Ragonesi
salvatoreragonesi@hotmail.com