
Nell’etica dantesca-si sa- il peccato di lussuria si configura come incapacità di conciliare la potenza del desiderio con la figura etica della vigilanza e della sobrietà. Quale la colpa dei “duo cognati “ ? Quella, appunto, di non aver saputo “tener la soglia”, né di essere stati vigilanti abbastanza sui propri sentimenti; gli amanti si sono abbandonati agli istinti, credendo che” ciascun amore in sé” sia sempre “laudabil cosa”! Ma proprio qui sta l’errore.
La disposizione ad amare è sempre buona , ma non per questo è sempre buona ogni forma in cui tale disposizione si realizza: “Non ciascun segno è buono, ancor che buona sia la cera”. Il “segno”, il sigillo, che Francesca ha impresso al suo amore (la cera) è falso, ingannevole; Francesca non ha fatto buon uso del suo libero arbitrio, ha sottomesso la ragione al talento, si è lasciata trascinare dal turbine di una passione smisurata, e irrefrenabile.
Perso il lume della ragione, e il senso della misura, il periplo della vicenda amorosa dal bacio letto al bacio vissuto, non poteva che concludersi in un tragico naufragio.
Nuccio Palumbo