Noto, con amarezza,
che paradossalmente, ai dì nostri, a
recitare dal pulpito, o dal palco di occasione, in compunzione di
manierata circostanza, la predica del buon governo a
difesa del lavoro, e dei lavoratori, e in nome della giustizia e
della equità, e della pace, sono perlopiù ricchi chiomosi
trampisti incalliti guerrafondai, miliardari
sfondati, spudorati evasori, vitaliziati politici sfacciati e corrotti,
nonché, per obbligo di catechesi, i fastosi apparati cardinalizi
della immortale ecumenica chiesa di Roma.
Paradossalmente, dico, perché sono prediche vistosamente dissonanti,
incongruenti difese ipocrite, fatte con evidente cattiva
coscienza.
C'è Francesco, oggi, è vero, ma non ci basta, se non è quello di
Assisi che, pusillo, "parvulus et minimus servus",
sposò l'amata donna Povertà dinanzi alla "spirital
corte", e, ad imitazione di Cristo visse, e morì, "e al suo corpo
non volle altra bara"!
Nuccio Palumbo